«La scuola non è una baby sitter, è il futuro dei nostri giovani. Si rischia di perdere tutto»

Su una panchina ben coperto, con un cuscino per essere più comodo, una coperta, una borraccia e un banco con il pc e il quaderno per scrivere. Frequenta la seconda media alla Duca d’Aosta di Novara e a fianco a lui c’è anche la mamma. E’ uno dei giovanissimi alunni presenti questa mattina, venerdì 12 marzo, in piazza Matteotti a Novara, per dire no alla dad insieme al gruppo spontaneo Pas Novara, Priorità alla scuola.

«Ci tenevo a essere qui con mio figlio, oltre perché minorenne, perché anche io credo molto a questo pensiero, – dice la mamma, che preferisce non indicare le generalità – con la didattica a distanza si perde tanto. Delle 30 ore ne fanno già quindici e di queste ne vanno perse cinque di italiano e tre di matematica che sono la base dell’istruzione. I suoi professori sono bravissimi, ma essere in presenza è un’altra cosa ed evidentemente le ore servono».

La mamma, e come lei gli altri presenti in piazza Matteotti, ne è convinta: «La scuola non èuna babysitter ma è istruzione, formazione, che non stanno ricevendo. In questo modo si rischia che tutto vada perso. Noi abbiamo aderito al programma di screening, i dati erano ottimi, su 6mila tamponi 6 alunni sono risultati positivi». La struttura scolastica è fonte di sicurezza per le famiglie: «Sappiamo che sono controllati, sappiamo che sono in un luogo che ci fa stare più tranquilli». La Dad è impegnativa: «Io sono libera professionista e non posso stare a casa tanto, ho una figlia in quinta elementare che da lunedì sarà a casa e mio marito che per fortuna lavora da casa, ma di fatto è un continuo pensare a libri, collegamenti che saltano. E per nostra figlia temiamo che oggi sia stato l’ultimo giorno di scuola».

Fino alle 14, dalle 8 di questa mattina, studenti sia delle superiori sia delle medie e insegnanti: «La scuola deve essere la prima ad aprire e l’ultima a chiudere, – dice Serena, un’insegnante – noi abbiamo lavorato per essere in classe in sicurezza, abbiamo rispettato le regole, abbiamo aderito alla campagna vaccinale e ci chiudono ancora?».

A fare una visita in piazza anche il sindaco Alessandro Canelli e il consigliere regionale Riccardo Lanzo: «Capisco appieno le criticità enumerate dei genitori, dai professori e soprattutto dei ragazzi, costretti a casa, privati delle relazioni, della socializzazione, del confronto formativo che la scuola stessa rappresenta nelle ore di lezione in classe. In questa fase così critica, con i dati di tutto il Piemonte in netto peggioramento, però, – ha detto – non possiamo far altro se non resistere e rispettare le regole, affinché si possa combattere tutti insieme il virus e tornare il prima possibile a condividere con compagni e docenti uno dei luoghi fondamentale della comunità e della società, quale è la scuola».

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Elena Mittino

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0 risposte

  1. A volte sembra che certi genitori, che naturalmente non si “espongono” mai con nome e cognome, vivano su un altro pianeta. Che la DAD non possa sostituire appieno la didattica in presenza è cosa nota, ma organizzare una manifestazione contro la DAD è come organizzare una manifestazione contro il terremoto….

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«La scuola non è una baby sitter, è il futuro dei nostri giovani. Si rischia di perdere tutto»

Su una panchina ben coperto, con un cuscino per essere più comodo, una coperta, una borraccia e un banco con il pc e il quaderno per scrivere. Frequenta la seconda media alla Duca d’Aosta di Novara e a fianco a lui c’è anche la mamma. E’ uno dei giovanissimi alunni presenti questa mattina, venerdì 12 marzo, in piazza Matteotti a Novara, per dire no alla dad insieme al gruppo spontaneo Pas Novara, Priorità alla scuola.

«Ci tenevo a essere qui con mio figlio, oltre perché minorenne, perché anche io credo molto a questo pensiero, – dice la mamma, che preferisce non indicare le generalità – con la didattica a distanza si perde tanto. Delle 30 ore ne fanno già quindici e di queste ne vanno perse cinque di italiano e tre di matematica che sono la base dell’istruzione. I suoi professori sono bravissimi, ma essere in presenza è un’altra cosa ed evidentemente le ore servono».

La mamma, e come lei gli altri presenti in piazza Matteotti, ne è convinta: «La scuola non èuna babysitter ma è istruzione, formazione, che non stanno ricevendo. In questo modo si rischia che tutto vada perso. Noi abbiamo aderito al programma di screening, i dati erano ottimi, su 6mila tamponi 6 alunni sono risultati positivi». La struttura scolastica è fonte di sicurezza per le famiglie: «Sappiamo che sono controllati, sappiamo che sono in un luogo che ci fa stare più tranquilli». La Dad è impegnativa: «Io sono libera professionista e non posso stare a casa tanto, ho una figlia in quinta elementare che da lunedì sarà a casa e mio marito che per fortuna lavora da casa, ma di fatto è un continuo pensare a libri, collegamenti che saltano. E per nostra figlia temiamo che oggi sia stato l’ultimo giorno di scuola».

Fino alle 14, dalle 8 di questa mattina, studenti sia delle superiori sia delle medie e insegnanti: «La scuola deve essere la prima ad aprire e l’ultima a chiudere, – dice Serena, un’insegnante – noi abbiamo lavorato per essere in classe in sicurezza, abbiamo rispettato le regole, abbiamo aderito alla campagna vaccinale e ci chiudono ancora?».

A fare una visita in piazza anche il sindaco Alessandro Canelli e il consigliere regionale Riccardo Lanzo: «Capisco appieno le criticità enumerate dei genitori, dai professori e soprattutto dei ragazzi, costretti a casa, privati delle relazioni, della socializzazione, del confronto formativo che la scuola stessa rappresenta nelle ore di lezione in classe. In questa fase così critica, con i dati di tutto il Piemonte in netto peggioramento, però, – ha detto – non possiamo far altro se non resistere e rispettare le regole, affinché si possa combattere tutti insieme il virus e tornare il prima possibile a condividere con compagni e docenti uno dei luoghi fondamentale della comunità e della società, quale è la scuola».

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