Novara capitale dei chip, qui lo stabilimento di Silicon Box. I sindacati Cgil, Cisl e Uil: «Ci aspettiamo di essere coinvolti»

L'accordo verrà ufficialmente siglato oggi a Roma tra il ministro Urso e il Ceo del colosso di Singapore. Le parti sociali auspicano un coinvolgimento, considerato il forte impatto che un insediamento di queste dimensioni avrà sul territorio e sulle opportunità di impiego

L’accordo verrà ufficialmente siglato oggi, 28 giugno, a Roma, ma la notizia è nota ormai già da alcuni giorni: Silicon Box, il colosso mondiale nella produzione di chip con sede a Singapore, ha scelto Novara per il suo nuovo stabilimento, il primo nel suo genere in Europa. La firma è attesa per il pomeriggio tra il ministro delle Imprese Adolfo Urso e il Ceo e co-fondatore di Silicon Box Byung Joon Han, a cui prenderanno parte anche il governatore del Piemonte Alberto Cirio e il sindaco di Novara Alessandro Canelli.

Il ministro Adolfo Urso e il Ceo Byung Joon Han

Dopo la scelta dell’Italia da parte dei vertici di Silicon Box (in foto la firma avvenuta a marzo) e la valutazione di alcune aree nel nord del Paese, in particolare Lombardia e Veneto, la decisione è ricaduta su Novara per la sua posizione geografica – crocevia delle grandi direttrici dei trasporti (Genova-Rotterdam e Lisbona-Kiev) – oltre che per la presenza di Memc GlobalWafers, leader mondiale nella produzione di wafers, fette di silicio che sono alla base per produrre componenti di microelettronica. I chip prodotti da Silicon Box, i cosiddetti chiplet, sono infatti piccoli componenti semiconduttori che possono essere assemblati come dei Lego e che si possono implementare con i wafers che già si producono a Novara.

Il nuovo maxi impianto potrebbe essere collocato nel quartiere Sant’Agabio dove già sono presenti altri colossi quali Memc, appunto, Novamont o Radici Chimica oltre a Ipazia, il Centro per gli studi sulle malattie autoimmuni dell’Università del Piemonte Orientale. Un investimento da 3,6 miliardi di dollari (3,2 miliardi di euro) con una previsione di 1600 posti di lavoro.

Altri dettagli al momento non sono noti: nessuna delle parti interessate, direttamente o meno, vuole parlare: è stato firmato un accordo di riservatezza e fino a che non ci sarà l’ufficialità ulteriori informazioni restano top secret.

Chi invece ha voglia di far sentire la propria voce sono i sindacati che auspicano un coinvolgimento, considerato il forte impatto che un insediamento di queste dimensioni avrà sul territorio e sulle opportunità di impiego.

«Le parti sociali sociali sono fondamentali per dare alcuni esempi di indirizzo – afferma il segretario provinciale di Cgil Novara e Vco, Attilio Fasulo -. Ci aspettiamo di sapere notizie più dettagliate e come tutto questo si può tradurre in occasioni e tempi di realizzazione, e poi la natura dell’occupazione da ricercare sul territorio come è anche già successo in passato, se si parla di una formazione specifica».

«Sarebbe interessante se venissimo coinvolti: un insediamento del genere meriterebbe un coinvolgimento il territorio e della parte confederale, non solo come richiesta di aiuto in caso bisogno – spiega Elena Ugazio, segretaria di Cisl Piemonte Orientale -. È immaginale che questi nuovi lavoratori, per un certo numero provenienti da fuori, avranno bisogno di assistenza non solo su lavoro, ma per tutta una serie di tutel quali la casa, la scuola se arrivano con la famiglia, welfare, la compilazione di moduli».

«Ci auguriamo che i nuovi investitori applichino il contratto della chimica – aggiunge il segretario della Uil Novara e Verbania, Vittorio Roberto -. Chiunque saranno gli l’interlocutori veri, vogliamo spigare loro a cosa servono i sindacati perché crediamo che il confronto sia necessario. Al tavolo ci aspettiamo di vedere anche le istituzioni territoriali».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Novara capitale dei chip, qui lo stabilimento di Silicon Box. I sindacati Cgil, Cisl e Uil: «Ci aspettiamo di essere coinvolti»

L’accordo verrà ufficialmente siglato oggi a Roma tra il ministro Urso e il Ceo del colosso di Singapore. Le parti sociali auspicano un coinvolgimento, considerato il forte impatto che un insediamento di queste dimensioni avrà sul territorio e sulle opportunità di impiego

L’accordo verrà ufficialmente siglato oggi, 28 giugno, a Roma, ma la notizia è nota ormai già da alcuni giorni: Silicon Box, il colosso mondiale nella produzione di chip con sede a Singapore, ha scelto Novara per il suo nuovo stabilimento, il primo nel suo genere in Europa. La firma è attesa per il pomeriggio tra il ministro delle Imprese Adolfo Urso e il Ceo e co-fondatore di Silicon Box Byung Joon Han, a cui prenderanno parte anche il governatore del Piemonte Alberto Cirio e il sindaco di Novara Alessandro Canelli.

Il ministro Adolfo Urso e il Ceo Byung Joon Han

Dopo la scelta dell’Italia da parte dei vertici di Silicon Box (in foto la firma avvenuta a marzo) e la valutazione di alcune aree nel nord del Paese, in particolare Lombardia e Veneto, la decisione è ricaduta su Novara per la sua posizione geografica – crocevia delle grandi direttrici dei trasporti (Genova-Rotterdam e Lisbona-Kiev) – oltre che per la presenza di Memc GlobalWafers, leader mondiale nella produzione di wafers, fette di silicio che sono alla base per produrre componenti di microelettronica. I chip prodotti da Silicon Box, i cosiddetti chiplet, sono infatti piccoli componenti semiconduttori che possono essere assemblati come dei Lego e che si possono implementare con i wafers che già si producono a Novara.

Il nuovo maxi impianto potrebbe essere collocato nel quartiere Sant’Agabio dove già sono presenti altri colossi quali Memc, appunto, Novamont o Radici Chimica oltre a Ipazia, il Centro per gli studi sulle malattie autoimmuni dell’Università del Piemonte Orientale. Un investimento da 3,6 miliardi di dollari (3,2 miliardi di euro) con una previsione di 1600 posti di lavoro.

Altri dettagli al momento non sono noti: nessuna delle parti interessate, direttamente o meno, vuole parlare: è stato firmato un accordo di riservatezza e fino a che non ci sarà l’ufficialità ulteriori informazioni restano top secret.

Chi invece ha voglia di far sentire la propria voce sono i sindacati che auspicano un coinvolgimento, considerato il forte impatto che un insediamento di queste dimensioni avrà sul territorio e sulle opportunità di impiego.

«Le parti sociali sociali sono fondamentali per dare alcuni esempi di indirizzo – afferma il segretario provinciale di Cgil Novara e Vco, Attilio Fasulo -. Ci aspettiamo di sapere notizie più dettagliate e come tutto questo si può tradurre in occasioni e tempi di realizzazione, e poi la natura dell’occupazione da ricercare sul territorio come è anche già successo in passato, se si parla di una formazione specifica».

«Sarebbe interessante se venissimo coinvolti: un insediamento del genere meriterebbe un coinvolgimento il territorio e della parte confederale, non solo come richiesta di aiuto in caso bisogno – spiega Elena Ugazio, segretaria di Cisl Piemonte Orientale -. È immaginale che questi nuovi lavoratori, per un certo numero provenienti da fuori, avranno bisogno di assistenza non solo su lavoro, ma per tutta una serie di tutel quali la casa, la scuola se arrivano con la famiglia, welfare, la compilazione di moduli».

«Ci auguriamo che i nuovi investitori applichino il contratto della chimica – aggiunge il segretario della Uil Novara e Verbania, Vittorio Roberto -. Chiunque saranno gli l’interlocutori veri, vogliamo spigare loro a cosa servono i sindacati perché crediamo che il confronto sia necessario. Al tavolo ci aspettiamo di vedere anche le istituzioni territoriali».

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore