«Siamo tranchant sulle liste d’attesa: vanno ridotte non perché ci teniamo a essere i primi della classe, ma perché bisogna andare incontro a un parte di popolazione che non può aspettare il tempo delle liste e non può permettersi il privato. È a questa fascia di popolazione, quella più debole, a cui rivolgiamo il nostro sguardo». Lo ho dichiarato questa mattina, 7 ottobre, l’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi, al punto stampa in occasione dell’inaugurazione all’ospedale Maggiore di un ecografo di ultima generazione finanziato da Memc, Igor e Comoli Ferrari.
«Abbiamo inaugurato la scorsa settimana un nuovo sistema insieme a direttori generali degli ospedali piemontesi – ha proseguito Riboldi sempre sul tema delle liste d’attesa -. Non c’è più solo un’indicazione a migliorare la performance sulle liste – ovvero non solo il recupero dell’8% di piemontesi che ha deciso di non curarsi – ma una vera e propria valutazione periodica dei direttori generali. Il mio gol – così l’ha definito l’assessore – sarebbe quello di vincere con tutti, ma chi tra loro non riuscirà a ridurre le liste e il numero dei gettonisti avrà delle valutazioni negative rispetto alla riconferma tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo. Credo siano tutti sul pezzo, inteso quale deve essere il nuovo passo che abbiamo voluto imprimere alla sanità piemontese».
L’assessore ha poi risposto alle domande riguardanti la carenza dei medici di base: «Sono la frontiera di quello che dovremo affrontare nei prossimi anni – ha affermato -. Per tantissimo tempo non è stata fatta programmazione, non sono stati aperti i corsi universitari e numeri sufficienti di studenti che avrebbero potuto sostituire i medici in pensione. L’Italia ne perde 10 mila all’anno, numero che pesa anche in Piemonte. Una delle categorie più colpite è senz’altro quella dei medici di famiglia ed è uno dei problemi più sentiti dalle persone. Pochi mesi fa si sentiva più nelle aree periferiche, montagne e colline: abbiamo fatto una sperimentazione nel Vco, prima in Italia, un incentivo di 500 euro ai medici che decidono di aderire a una convenzione in un’area disagiata oltre ad altri dati dalle amministrazioni comunali quali lo studio gratuito e alcune dotazioni. Ora il problema si sposta anche in città. Questa sperimentazione la vogliamo ampliare e dovremo modificare il sistema in alcune aree appoggiandoci sul sistema delle guardie mediche e dei laboratori h24 in accordo con le Asl che dovrà fare un sforzo. I medici servono subito, ma non ci sono abbastanza laureati che arriveranno solo tra sei/sette anni grazie all’apertura del numero chiuso. Chiediamo quindi alle Asl di essere più flessibili rispetto ai medici attivi, lavorare per dare loro maggiore dotazione finchè l’aumento dei pazienti non pesi, simile la modello Veneto».
«Il terzo aspetto riguarda l’incentivazione da Paesi ad alto livello formativo sanitario a venire a lavorare in Italia – ha proseguito -. Abbiamo già 19 richieste di medici israeliani nelle valli tra novarese e vercellese e convenzioni con altri Paesi. Con la conferenza delle regioni stiamo lavorando per fare accordi diretti tra ministero e Paesi: il primo risultato già ottenuto grazie a un accordo diretto con l’India che prevede l’equipollenza del titolo di studio per gli infermieri. Tutte le Asl devono dunque farci un elenco delle necessità da trasmettere alla nostra ambasciata a Nuova Delhi, l’istituto di cultura italiana curerà i corsi di lingua e avremo una possibilità di avere più personale. Appuntamento il 16 ottobre a Roma con il ministro in modo da ampliare questo metodo anche con altri Paesi: Argentina Brasile, Cuba, Albania».
Un accenno poi al bando sulla Città della Salute e della Scienza la cui scadenza è stata rinviata per l’ultima volta – non ci sono altre possibilità – al 20 dicembre. «Ci sono ottime possibilità che questa volta la gara vada in porto, ma se non dovesse succedere abbiamo tutti gli strumenti per rimediare così come è stato fatto per l’ospedale di Cuneo. In 100 giorni la Regione ha garantito alla sanità 800 mila di euro di risorse aggiuntive: 400 fondi Inail per l’edilizia sanitaria, 315 riparto spesa correte e 60 per la revisione dei mutui. Siamo quindi fiduciosi che tutti i progetti di edilizia sanitaria possano andare in porto».