Situazione insostenibile, proclamato lo stato di agitazione. Lo hanno annunciato nei giorni scorsi Cgil Fp, Cisl Fisascat e Uil Fpl in merito ai lavoratori della cooperativa Consorzio Blu che ha ottenuto l’appalto, dopo subentro, dei servizi socio assistenziali del Cisa Ovest Ticino.
Consorzio Blu ha ottenuto la gestione a partire dal primo novembre, subentrando alla cooperativa Elleuno, che aveva a sua volta ottenuto l’incarico triennale nel 2018, ma con un anno di anticipo ha chiesto di rescindere. Consorzio Blu in quella classifica si trovava al secondo posto. Una situazione che si è aggravata nel giro di un mese, nonostante gli incontri fra gli stessi sindacati insieme a Consorzio Blu, Cisa e sindaci. «Non è servito a nulla il confronto perché non è cambiata la situazione, anzi sì, è peggiorata e molte richieste fatte non sono state accolte». Lavoratori senza divisa, mancanza di turnazioni cicliche, per fare soltanto due esempi, i più immediati. E a risentire di questa situazione di disagio sono le famiglie di chi è all’interno delle struttura, che vorrebbero farsi sentire per avere il meglio per i propri famigliari coinvolti.
«Sono stati tantissimi i problemi che si sono presentati da questo cambio di cooperativa, – spiega Cristian Bertuletti, Cgil Fp – a partire dalla mancata apertura del fondo di integrazione salariale, il Fis, che già Elleuno aveva provveduto ad aprire il 21 settembre scorso: si tratta di una sorta di cassa integrazione per i lavoratori che ha come scopo la tutela di essi. Abbiamo fatto richieste esplicite alla cooperativa ma non siamo stati ascoltati». Una richiesta che le sigle sindacali hanno fatto in base alla circolare Inps 47 del 2020.
Da qui la decisione di proclamare lo stato di agitazione, ossia il passo precedente all’annuncio di uno sciopero. Ma ci sono altri problemi: «A Villa Varzi le ore di coordinamento, – dice Bertuletti – sono state ridotte da 38 a 8, quelle di educativa da 15.5 a 8 e non è garantita una figura educativa in tutti i giorni della settimana, questo significa che le dieci persone presenti fanno molto poco durante la giornata. Le turnazioni vengono date di settimana in settimana e questo crea disagi nell’organizzazione del lavoro».
Disagi alla casa protetta di Galliate: «Protocolli e procedure sono stati assenti fino al 25 novembre e la cooperativa è subentrata il primo giorno del mese di novembre. Sempre in questa struttura sono state tolte due turnazioni al mattino e spesso mancano le coperture del pomeriggio; le turnazioni stesse sono state stravolte senza rispettare la graduatoria in essere».
Problemi a Cerano: «Le ore erogate alla Besozzi per il servizio mensa sono state ridotte da 25 a 17 alla settimana, poi a 20, – spiegano i sindacati – quelle di educativa da 25 a 5, quelle delle Oss ridotte di 3.5 al giorno, ma sono aumentate le operatrici in turnazione e con modifiche al turno stesso ogni giorno. Le ore di fisioterapia sono state ridotte da 18 a 10, le ore di pulizie ridotte per 14 ore settimanale e ridotte anche quelle di lavanderia».
E ancora: «Le Oss del Sad usano auto senza gomme invernali o catene, non ci sono modulistica e protocolli, gli operatori in strutture diverse dal solito non sono affiancate. In un mese è stato fatto tutto ciò che si doveva evitare, – dice Bertuletti – sarebbe bastato continuare la gestione di ciò che aveva lasciato Elleuno, non era e non è il momento di fare modifiche così in piena situazione di emergenza». E chiude: «Da ex operatore sociale trovo grave la condizione psicologica delle lavoratrici in un momento così delicato. Su servizi come questi non si può ragionare solo in termine economici».