«Posso avere una copia dell’emendamento?» ha chiesto il capogruppo della Lega, Gaetano Picozzi, rivolgendosi al consigliere di Fratelli d’Italia, Mauro Gigantino, al termine dell’illustrazione, da parte di quest’ultimo, di un emendamento alla mozione presentata dallo stesso Picozzi. Il tema: sperimentare l’aggiunta del nome in dialetto alle denominazioni di alcune vie cittadine.
Nel testo della mozione si evidenzia come i dialetti rappresentino «espressioni fondamentali dell’identità culturale e storica di una comunità», che devono essere «preservate e valorizzate, in quanto testimoni della tradizione locale». Per questo motivo la proposta chiedeva «l’avvio di un percorso per l’introduzione sperimentale della doppia denominazione di alcune vie della città, affiancando al nome in lingua italiana quello tradizionale in dialetto locale, previa analisi storica, e demandando agli uffici competenti la definizione della tipologia delle targhe e la verifica della disponibilità economica».
La mozione è stata approvata dalla maggioranza, ma non è la prima volta che la “novaresità” diventa terreno di scontro tra Lega e Fratelli d’Italia. Già in occasione dell’elezione di Barbara Pace come membro della Consulta per la Tutela della Novaresità, si erano registrati malumori: due voti erano mancati all’appello tra i banchi della destra, facendo sospettare la presenza di franchi tiratori. Un semplice dispetto o il sintomo di crepe più profonde nella coalizione?