Legambiente su Pernate: «Il consumo di suolo c’è. Lo dice la Conferenza dei servizi»

Pernate Interporto CIM consumo suolo
Il presidente Gazzola si unisce al coro di chi sta sollevando dubbi sulla realizzazione del nuovo polo logistico. Ma le sue perplessità riguardano anche altre aree del territorio

«Il consumo di suolo c’è, non è solo la nostra opinione. In ogni conferenza dei servizi a cui partecipano anche gli enti del territorio – Regione, Provincia e Comune – viene specificato che per consumo di suolo si intende quello effettivo non quello previsto ovvero il suolo già occupato, non quello che si andrà a occupare anche se quest’ultimo è già previsto del Piano regolatore. È così da un punto di vista normativo».

Roberto Gazzola, presidente di Legambiente Circolo Il Pioppo, si unisce al coro di chi sta sollevando dubbi sulla realizzazione del nuovo polo logistico di Pernate, progetto sviluppato da Develog, su una superficie di oltre 1 milione di metri quadri di cui 247 mila coperti da capannoni e 32 mila da specchi d’acqua circondati da 2.758 piante e 9.727 arbusti.

«Il consumo di suolo non va inteso solo come utilizzo della superficie, ma anche come rimozione di servizi eco-sistemici necessari alla produzione di cibo, abbattimento di Co2, produzione di biodiversità – prosegue Gazzola -. Inoltre le aree di Pernate appartengono alle classi di maggiore capacità di uso agricolo del suolo e sono riconosciute dal Piano paesaggistico regionale come aree rurali di pianura e sree di elevato interesse agronomico per le quali il Piano persegue, appunto, la protezione del suolo dall’impermeabilizzazione, il mantenimento dell’uso agrario delle terre, la salvaguardia della risorsa suolo attraverso il contenimento della crescita di insediamenti preesistenti e della creazione di nuovi nuclei insediativi, nonché della frammentazione fondiaria, la promozione delle buone pratiche agricole, la tutela e la valorizzazione degli elementi rurali tradizionali».

Le perplessità del presidente di Legambiente vanno oltre il progetto di Pernate: «Se oggi il Comune dovesse rivedere il Prg adattandolo al Piano paesaggistico regionale – adeguamento previsto dalla legge – molte delle aree che ancora non sono state edificate, non potrebbero esserlo perché andrebbero in conflitto con il Piano regionale stesso. Alle aree di Pernate, infatti, si sommano quelle sui due lati di corso Vercelli, sempre in sottrazione di aree agricole, destinate a nuovi analoghi insediamenti per circa 615 milametri quadrati in aggiunta ai già esistenti circa 609 mila; sul territorio novarese vanno considerate anche le zone per la logistica di Orfengo, per circa 500 mila metri quadrati a confine dei 160 mila attuali, e nei pressi di Borgo Vercelli, per circa 422 mila metri quadrati in aggiunta ai 175.350 esistenti, in entrambi i casi con perdita prevalente di risaie».

Infine secondo Gazzola non è chiaro se il progetto sviluppato da Devolog sia direttamente connesso con l’attività del Cim: «Sulla base di quanto si è potuto apprendere e non avendo ricevuto alcuna informazione precisa sui soggetti intenzionati a insediarsi, non è possibile dire se esista una relazione tra la nuova area logistica e la modalità di scambio gomma-ferro. Il collegamento con il Cim riguarderebbe solo la messa a disposizione di parcheggi, ristorazione e docce, necessità che potrebbe essere soddisfatta direttamente e con una ridotta occupazione di suolo, utilizzando aree disponibili attigue allo stesso Cim, restando a ovest rispetto alla tangenziale».

In definitiva, cosa si aspetta Legambiente? «Prendiamo atto che Novara e il territorio circostante, trovandosi all’incrocio di direttrici viarie e ferroviarie, siano visti come strategici negli scenari della logistica e costituiscano un attrattore, ma proprio per questo è necessario che le istanze siano ricondotte a una dimensione che faccia prevalere l’interesse pubblico e riaffermi la centralità della pianificazione e del governo dei processi, orientando le scelte a favore della rigenerazione urbana, per una città più vivibile e sostenibile. In modo particolare il Comune deve essere in grado di governare questi processi e non solo subirli, come invece sta avvenendo – conclude il presidente -. Ci sono una quantità di aree industriali dismesse da recuperare. Certamente per le aziende i costi sarebbero maggiori, ma solo così il consumo di suolo sarebbe veramente annullato».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Il presidente Gazzola si unisce al coro di chi sta sollevando dubbi sulla realizzazione del nuovo polo logistico. Ma le sue perplessità riguardano anche altre aree del territorio

Pernate Interporto CIM consumo suolo

«Il consumo di suolo c’è, non è solo la nostra opinione. In ogni conferenza dei servizi a cui partecipano anche gli enti del territorio – Regione, Provincia e Comune – viene specificato che per consumo di suolo si intende quello effettivo non quello previsto ovvero il suolo già occupato, non quello che si andrà a occupare anche se quest’ultimo è già previsto del Piano regolatore. È così da un punto di vista normativo».

Roberto Gazzola, presidente di Legambiente Circolo Il Pioppo, si unisce al coro di chi sta sollevando dubbi sulla realizzazione del nuovo polo logistico di Pernate, progetto sviluppato da Develog, su una superficie di oltre 1 milione di metri quadri di cui 247 mila coperti da capannoni e 32 mila da specchi d’acqua circondati da 2.758 piante e 9.727 arbusti.

«Il consumo di suolo non va inteso solo come utilizzo della superficie, ma anche come rimozione di servizi eco-sistemici necessari alla produzione di cibo, abbattimento di Co2, produzione di biodiversità – prosegue Gazzola -. Inoltre le aree di Pernate appartengono alle classi di maggiore capacità di uso agricolo del suolo e sono riconosciute dal Piano paesaggistico regionale come aree rurali di pianura e sree di elevato interesse agronomico per le quali il Piano persegue, appunto, la protezione del suolo dall’impermeabilizzazione, il mantenimento dell’uso agrario delle terre, la salvaguardia della risorsa suolo attraverso il contenimento della crescita di insediamenti preesistenti e della creazione di nuovi nuclei insediativi, nonché della frammentazione fondiaria, la promozione delle buone pratiche agricole, la tutela e la valorizzazione degli elementi rurali tradizionali».

Le perplessità del presidente di Legambiente vanno oltre il progetto di Pernate: «Se oggi il Comune dovesse rivedere il Prg adattandolo al Piano paesaggistico regionale – adeguamento previsto dalla legge – molte delle aree che ancora non sono state edificate, non potrebbero esserlo perché andrebbero in conflitto con il Piano regionale stesso. Alle aree di Pernate, infatti, si sommano quelle sui due lati di corso Vercelli, sempre in sottrazione di aree agricole, destinate a nuovi analoghi insediamenti per circa 615 milametri quadrati in aggiunta ai già esistenti circa 609 mila; sul territorio novarese vanno considerate anche le zone per la logistica di Orfengo, per circa 500 mila metri quadrati a confine dei 160 mila attuali, e nei pressi di Borgo Vercelli, per circa 422 mila metri quadrati in aggiunta ai 175.350 esistenti, in entrambi i casi con perdita prevalente di risaie».

Infine secondo Gazzola non è chiaro se il progetto sviluppato da Devolog sia direttamente connesso con l’attività del Cim: «Sulla base di quanto si è potuto apprendere e non avendo ricevuto alcuna informazione precisa sui soggetti intenzionati a insediarsi, non è possibile dire se esista una relazione tra la nuova area logistica e la modalità di scambio gomma-ferro. Il collegamento con il Cim riguarderebbe solo la messa a disposizione di parcheggi, ristorazione e docce, necessità che potrebbe essere soddisfatta direttamente e con una ridotta occupazione di suolo, utilizzando aree disponibili attigue allo stesso Cim, restando a ovest rispetto alla tangenziale».

In definitiva, cosa si aspetta Legambiente? «Prendiamo atto che Novara e il territorio circostante, trovandosi all’incrocio di direttrici viarie e ferroviarie, siano visti come strategici negli scenari della logistica e costituiscano un attrattore, ma proprio per questo è necessario che le istanze siano ricondotte a una dimensione che faccia prevalere l’interesse pubblico e riaffermi la centralità della pianificazione e del governo dei processi, orientando le scelte a favore della rigenerazione urbana, per una città più vivibile e sostenibile. In modo particolare il Comune deve essere in grado di governare questi processi e non solo subirli, come invece sta avvenendo – conclude il presidente -. Ci sono una quantità di aree industriali dismesse da recuperare. Certamente per le aziende i costi sarebbero maggiori, ma solo così il consumo di suolo sarebbe veramente annullato».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore