Lite per il parcheggio, a processo per minacce

tribunale il caldo

Piena estate, tempo di saldi, i parcheggi sono un miraggio e gli automobilisti iniziano  a “curare” i clienti che, terminati gli acquisti, tornano verso le proprie vetture, lasciando così libero il posto. Situazioni decisamente comuni; quel che comune non è che una lite nata dalla “conquista” di un parcheggio finisca in tribunale con uno dei due automobilisti chiamato a rispondere dell’accusa di minacce.

 

 

Nello specifico con un coltellino, mostrato – così almeno aveva raccontato l’altro automobilista (che nel processo non si è costituito parte civile) – mimando il gesto del “ti taglio la gola” prima di allontanarsi.

Ma  poi, aveva raccontato, lo aveva incontrato di nuovo e, temendo qualche reazione, aveva avvertito gli addetti della vigilanza che a loro volta avevano chiamato i carabinieri.

L’imputato, cinquantenne residente in provincia di Torino, davanti al giudice si è difeso «io me ne sono andato e quando ho rifatto il giro me lo sono nuovamente trovato di fronte; è lui che ha fatto quel gesto. Mi sono spaventato, ho avuto paura».

Ma poi quando erano arrivati i carabinieri è spuntato un coltellino, che lui stesso, l’imputato, ha consegnato ai militari; così è scattata la denuncia ed è finito in aula con l’accusa di minacce.

Il processo prosegue a febbraio quando la parola passerà ad accusa e difesa pe le conclusioni.

 

 

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Lite per il parcheggio, a processo per minacce

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Piena estate, tempo di saldi, i parcheggi sono un miraggio e gli automobilisti iniziano  a “curare” i clienti che, terminati gli acquisti, tornano verso le proprie vetture, lasciando così libero il posto. Situazioni decisamente comuni; quel che comune non è che una lite nata dalla “conquista” di un parcheggio finisca in tribunale con uno dei due automobilisti chiamato a rispondere dell’accusa di minacce.

 

 

Nello specifico con un coltellino, mostrato – così almeno aveva raccontato l’altro automobilista (che nel processo non si è costituito parte civile) – mimando il gesto del “ti taglio la gola” prima di allontanarsi.

Ma  poi, aveva raccontato, lo aveva incontrato di nuovo e, temendo qualche reazione, aveva avvertito gli addetti della vigilanza che a loro volta avevano chiamato i carabinieri.

L’imputato, cinquantenne residente in provincia di Torino, davanti al giudice si è difeso «io me ne sono andato e quando ho rifatto il giro me lo sono nuovamente trovato di fronte; è lui che ha fatto quel gesto. Mi sono spaventato, ho avuto paura».

Ma poi quando erano arrivati i carabinieri è spuntato un coltellino, che lui stesso, l’imputato, ha consegnato ai militari; così è scattata la denuncia ed è finito in aula con l’accusa di minacce.

Il processo prosegue a febbraio quando la parola passerà ad accusa e difesa pe le conclusioni.

 

 

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