Ospedale Maggiore di Novara all’avanguardia grazie all’installazione dell’MR-Linac Elekta Unity, il terzo macchinario di questo genere in Italia. Questo avanzato sistema è un acceleratore lineare (Linac) integrato con una risonanza magnetica ad alto campo (1,5 Tesla), capace di erogare trattamenti radioterapici adattativi online guidati da immagini di ultima generazione.
Il nuovo dispositivo rappresenta una rivoluzione nel campo della radioterapia oncologica, permettendo ai medici di monitorare e correggere in tempo reale la posizione del tumore e di proteggere i tessuti sani circostanti. Grazie a immagini di altissima qualità, ogni seduta di trattamento può essere personalizzata e ottimizzata alle condizioni specifiche del paziente.
«Ci sono solo tre macchinari di questo genere in Italia, uno è a Novara – ha spiega il primario Pierfrancesco Franco (in foto con il direttore generale Gianfranco Zulian) -. Installato a settembre e già in funzione, abbiamo dovuto riorganizzare il reparto non solo nella parte strutturale, ma anche quella medica, perché è necessaria la presenza di medici sul posto durante la terapia. Da settembre abbiamo trattato una ventina di pazienti. Questa macchina di nuova generazione consente di vedere meglio la patologia e permette di fare trattamenti adattivi online, acquisendo immagini quotidianamente e ri-ottimizzando la terapia con trattamenti personalizzati».
Il sistema Elekta Unity trova applicazione su tumori di tutti i distretti anatomici, con vantaggi significativi per quelli che richiedono un alto contrasto per i tessuti molli, come pancreas, fegato e prostata. Con i metodi tradizionali, tali lesioni sono spesso difficili da distinguere rispetto ai tessuti sani. Inoltre, grazie alla possibilità di utilizzare dosi più elevate di radiazioni in sicurezza, i pazienti possono completare il ciclo terapeutico in meno sedute: un trattamento che prima durava fino a cinque settimane ora si riduce a una settimana, con sessioni giornaliere di circa 45-50 minuti.
«Il reparto di radioterapia tra Novara e Vercelli segue circa 1.500 pazienti all’anno, l’80% a Novara, e circa il 20-30% del totale proviene da fuori provincia» ha aggiunto Franco.
La presenza di questa tecnologia potrebbe avere un impatto positivo anche sulla formazione medica. «Questa specialità, come quella in anatomia patologica, non è attrattiva perché non permette un impiego al di fuori della struttura ospedaliera – ha sottolineato Renzo Boldorini, direttore della Scuola di Medicina dell’Università del Piemonte Orientale -. In tre anni, in anatomia patologica abbiamo avuto un solo specializzando e due in radioterapia. Penso che con questo macchinario anche la radioterapia possa diventare più attrattiva».