L’ospedale Maggiore sospende visite e ricoveri non urgenti. È il fallimento del piano regionale

In seguito all’aumento dei ricoveri per Covid, da lunedì l’ospedale Maggiore sospende visite e ricoveri non urgenti. Una decisione che era stata presa anche a marzo quando la pandemia aveva colto di sorpresa la struttura sanitaria, come tutte le altre del resto, e che ora è stata imposta dalla Regione in seguito alle indicazioni del piano sanitario regionale. Lo stesso proclamato dal governatore Cirio solo tre settimane fa (in occasione dell’inaugurazione del nuovo laboratorio per tamponi al centro Ipazia) e che individuava l’ospedale di Borgosesia, in provincia di Vercelli, quale centro Covid per il Piemonte orientale facendo seguire eventuali altri ricoveri negli ospedali di secondo livello del territorio proprio allo scopo di mantenere “pulito” quello di Novara (Hub di Quadrante dunque punto di riferimento di più province grazie a numerose specializzazioni presenti solo qui e alle Molinette di Torino) preservandolo dal blocco avvenuto durante la prima pandemia.

Invece si sta girando un film già visto. Nonostante i pazienti Covid (attualmente 51 di cui uno solo in rianimazione) siano meno “problematici” rispetto a marzo e aprile, così riferiscono gli operatori della struttura, sia stata costruita una nuova terapia intensiva grazie alla donazione della Fondazione De Agostini per un milione di euro, sia stato attivato un reparto Covid dedicato, la Regione ha imposto la sospensione di tutti i trattamenti non urgenti. Il tutto con un personale medico e infermieristico già al collasso e ridotto rispetto alla scorsa primavera in quanto, oltre ai pensionamenti non rimpiazzati, i contratti semestrali propagandanti a marzo dall’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi sono scaduti tra agosto e settembre e non sono stati rinnovati.

 

 

Nel frattempo l’ospedale di Borgosesia resta vuoto; infatti, nonostante siano disponibili un centinaio di posti letti da destinare a pazienti Covid, al momento quelli occupati sono solo 18.

È giusto ipotizzare che la Regione abbia deciso di muoversi diversamente, ma è altrettanto legittimo pensare che il piano sanitario regionale sia un fallimento o forse che non esista per niente. Per non parlare del fatto che il sindaco della cittadina valsesiana è il deputato leghista Paolo Tiramani, con un forte ascendente sull’amministrazione Cirio, e il direttore sanitario dell’Asl Vercelli Gianfranco Zulian, fedelissimo della Lega, balzato agli onori della cronaca già nel mese di aprile dopo che Icardi aveva imposto all’Asl Novara di nominarlo commissario ad acta per l’emergenza Covid, di fatto scavalcando la direttrice generale Arabella Fontana.

Insomma, pare proprio un’altra maldestra volontà della politica di entrare a gamba tesa in ambiti che richiedono estremo equilibrio, in modo particolare in questa delicatissima situazione emergenziale, peraltro già vissuta.

Poi a farci (indirettamente) una pessima figura è l’ospedale stesso nei confronti dei pazienti, alcuni ancora in lista d’attesa dopo la prima pandemia, oltre al sindaco Alessandro Canelli che da settimane dichiara: «Al Maggiore vengono svolti centinaia di interventi importanti che hanno bisogno di terapie intensive libere, dunque il nostro ospedale non può più permettersi di fermare l’attività come è accaduto in primavera».

Ecco, appunto.

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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0 risposte

  1. Siamo alle solite. Invece di proclami a vuoto si deve imparare a collocare al posto giusto gente giusta ovvero competente e non solo perché appartenenti a una linea politica. Faccio un esempio terra terra. Quando hai bisogno di un intervento urgente di un idraulico scegli la line politica (destra o sinistra che sia) o la competenza?

  2. Siamo al ridicolo o quasi… Namu Amida Butsu Namu. Rev. Dott. Corrado Yuimakitsu Cameroni prete buddhista di Scuola giapponese. Jodo Shinshu. Novara.

  3. Ma allora che senso ha mettere una terapia intensiva covid All osp di Galliate allestita in queste ore? Bloccando tutte altre utenze

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L’ospedale Maggiore sospende visite e ricoveri non urgenti. È il fallimento del piano regionale

In seguito all’aumento dei ricoveri per Covid, da lunedì l’ospedale Maggiore sospende visite e ricoveri non urgenti. Una decisione che era stata presa anche a marzo quando la pandemia aveva colto di sorpresa la struttura sanitaria, come tutte le altre del resto, e che ora è stata imposta dalla Regione in seguito alle indicazioni del piano sanitario regionale. Lo stesso proclamato dal governatore Cirio solo tre settimane fa (in occasione dell’inaugurazione del nuovo laboratorio per tamponi al centro Ipazia) e che individuava l’ospedale di Borgosesia, in provincia di Vercelli, quale centro Covid per il Piemonte orientale facendo seguire eventuali altri ricoveri negli ospedali di secondo livello del territorio proprio allo scopo di mantenere “pulito” quello di Novara (Hub di Quadrante dunque punto di riferimento di più province grazie a numerose specializzazioni presenti solo qui e alle Molinette di Torino) preservandolo dal blocco avvenuto durante la prima pandemia.

Invece si sta girando un film già visto. Nonostante i pazienti Covid (attualmente 51 di cui uno solo in rianimazione) siano meno “problematici” rispetto a marzo e aprile, così riferiscono gli operatori della struttura, sia stata costruita una nuova terapia intensiva grazie alla donazione della Fondazione De Agostini per un milione di euro, sia stato attivato un reparto Covid dedicato, la Regione ha imposto la sospensione di tutti i trattamenti non urgenti. Il tutto con un personale medico e infermieristico già al collasso e ridotto rispetto alla scorsa primavera in quanto, oltre ai pensionamenti non rimpiazzati, i contratti semestrali propagandanti a marzo dall’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi sono scaduti tra agosto e settembre e non sono stati rinnovati.

 

 

Nel frattempo l’ospedale di Borgosesia resta vuoto; infatti, nonostante siano disponibili un centinaio di posti letti da destinare a pazienti Covid, al momento quelli occupati sono solo 18.

È giusto ipotizzare che la Regione abbia deciso di muoversi diversamente, ma è altrettanto legittimo pensare che il piano sanitario regionale sia un fallimento o forse che non esista per niente. Per non parlare del fatto che il sindaco della cittadina valsesiana è il deputato leghista Paolo Tiramani, con un forte ascendente sull’amministrazione Cirio, e il direttore sanitario dell’Asl Vercelli Gianfranco Zulian, fedelissimo della Lega, balzato agli onori della cronaca già nel mese di aprile dopo che Icardi aveva imposto all’Asl Novara di nominarlo commissario ad acta per l’emergenza Covid, di fatto scavalcando la direttrice generale Arabella Fontana.

Insomma, pare proprio un’altra maldestra volontà della politica di entrare a gamba tesa in ambiti che richiedono estremo equilibrio, in modo particolare in questa delicatissima situazione emergenziale, peraltro già vissuta.

Poi a farci (indirettamente) una pessima figura è l’ospedale stesso nei confronti dei pazienti, alcuni ancora in lista d’attesa dopo la prima pandemia, oltre al sindaco Alessandro Canelli che da settimane dichiara: «Al Maggiore vengono svolti centinaia di interventi importanti che hanno bisogno di terapie intensive libere, dunque il nostro ospedale non può più permettersi di fermare l’attività come è accaduto in primavera».

Ecco, appunto.

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore