Luca Mercalli a Novara parla di clima: «Il consumo di suolo viola la nostra Costituzione»

Il noto meteorologo è intervenuto giovedì sera in video conferenza all'incontro promosso dal Comitato per Pernate. Pileri (Politecnico di Milano): «Un terreno libero rappresenta il più grande deposito di biodiversità che abbiamo»

Prevedibile “sold out” (con tanta gente che ha trovato posto negli attigui locali), giovedì sera 25 maggio, nella saletta “Minola” della Fondazione Faraggiana per l’atteso incontro organizzato dal Comitato per Pernate e da diverse associazioni ambientaliste novaresi con il meteorologo e divulgatore scientifico Luca Mercalli (non presente fisicamente come annunciato, ma intervenuto in video) e il docente di Pianificazione territoriale ambientale al Politecnico di Milano Paolo Pileri per affrontare l’argomento legato alla situazione venutasi a creare nella frazione novarese. In realtà di “caso Novara”, come indicato nel titolo della serata, si è parlato marginalmente (provocando forse alla fine un pizzico di delusione da parte di qualcuno), ma la qualità degli interventi ha in ogni caso sopperito questo particolare.


«Abbiamo parlato di “caso Novara” – ha detto l’architetto Guido Peagno introducendo gli ospiti – perché anche la nostra città è stata toccata negli ultimi anni da un fenomeno prevedibile legato a un aumento di richiesta di spazio, di suolo, per l’edificazione di capannoni per la logistica. Alcune amministrazioni, che dovrebbero essere “custodi” del territorio, al contrario ci aiutano in questa sorta di suicidio collettivo».


«La recente situazione verificatasi in Emilia Romagna è sotto gli occhi di tutti – ha detto Mercalli -. Quando consumiamo eccessivo suolo, impermeabilizzandolo, le acque finiscono dove non dovrebbero esserci. Ma il tutto trae origine da una situazione climatica tale che ci impone di fare delle scelte diverse. Ma in questo caso, ha spiegato Mercelli, la colpa non è tanto della cementificazione coma causa dell’alluvione. Si è trattato di un episodio di enorme dimensione, che ha interessato un’area di 7 mila chilometri quadrati (due volte la regione Valle d’Aosta, ndr). Se si continua a costruire in una zona a rischio, più un evento meteorologico particolarmente intenso si manifesta, più si verificano danni alle cose». Questo ci fa capire un primo «scorretto uso del suolo, ma visto che in futuro, a causa del riscaldamento globale, ci dovremo aspettare una maggiore frequenza e intensità di questi fenomeni estremi, è chiaro che nei prossimi decenni potremo avere un incremento di questo genere di alluvioni. Sarebbe dunque importantissimo non costruire più niente. Anzi, sarebbe il caso di riflettere prima di affermare “ricostruiremo tutto”».


Occorre inoltre diminuire l’emissione di CO2 nell’atmosfera attraverso un procedimento naturale esercitato dai vegetali, che permette si stoccare un’enorme quantità di carbonio nella sostanza organica del suolo: Inoltre «nelle città è importante avere suolo libero vegetato anche come protezione dal calore estivo, destinato sempre più ad aumentare con il trascorrere degli anni. Senza dimenticare che impermeabilizzare il suolo ci fa perdere acqua e che il terreno produce cibo». Poi un discorso più… “spirituale”, come lo ha definito lo stesso Mercalli: «Il suolo non cementificato è l’icona della bellezza italiana. Fare arrivare turisti per far vedere loro una serie di capannoni, con un paesaggio sempre più violentato, non ha senso. Almeno costruissimo cose belle». Infine una riflessione per la quale «tutti questi progetti violino l’articolo 41 della nostra Costituzione (“L’iniziativa economica (…) non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza…”, ndr). Sembra davvero di trovarsi di fronte a un cortocircuito, alimentato di fronte alla promessa di qualche posto di lavoro. E ricordiamoci che il suolo perso oggi lo è per sempre, perché occorrono non meno di due millenni per “riprodurre” dieci centimetri di terreno allo stato fertile. Non ci rimane che la prevenzione».


Alle ultime parole di Mercalli si è collegato Paolo Pileri: «Il suolo rappresenta il più grande deposito di biodiversità che noi abbiamo. E deve essere tutelata, spiegando tutto questo ai nostri amministratori, perché la biodiversità ci salva». Poi, entrando più nello specifico, «davanti a una planimetria non dobbiamo regionale unicamente in maniera bidimensionale. Il suolo è un ecosistema, ma in questo momento viene considerato unicamente una merce per l’urbanistica. Prima di tutto dobbiamo sforzarci per ricostruire pezzi di una cultura ecologica completamente in frantumi». Per il professionista milanese si tratta di una «situazione che non viene capita dalla classe politica, «che continua a consumare suolo in aree soggette a possibili alluvioni. Anche Pernate si trova in questa situazione e potrà pagare in futuro. In caso di precipitazioni un suolo libero e uno mediamente urbanizzato genera un rapporto di uno a sei nell’assorbimento della pioggia, fra quella che evapora, quella che alimenta le falde e quella ancora che meravigliosamente rimane nel suolo». Con tutti i benefici che comporta.

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Luca Mercalli a Novara parla di clima: «Il consumo di suolo viola la nostra Costituzione»

Il noto meteorologo è intervenuto giovedì sera in video conferenza all’incontro promosso dal Comitato per Pernate. Pileri (Politecnico di Milano): «Un terreno libero rappresenta il più grande deposito di biodiversità che abbiamo»

Prevedibile “sold out” (con tanta gente che ha trovato posto negli attigui locali), giovedì sera 25 maggio, nella saletta “Minola” della Fondazione Faraggiana per l’atteso incontro organizzato dal Comitato per Pernate e da diverse associazioni ambientaliste novaresi con il meteorologo e divulgatore scientifico Luca Mercalli (non presente fisicamente come annunciato, ma intervenuto in video) e il docente di Pianificazione territoriale ambientale al Politecnico di Milano Paolo Pileri per affrontare l’argomento legato alla situazione venutasi a creare nella frazione novarese. In realtà di “caso Novara”, come indicato nel titolo della serata, si è parlato marginalmente (provocando forse alla fine un pizzico di delusione da parte di qualcuno), ma la qualità degli interventi ha in ogni caso sopperito questo particolare.


«Abbiamo parlato di “caso Novara” – ha detto l’architetto Guido Peagno introducendo gli ospiti – perché anche la nostra città è stata toccata negli ultimi anni da un fenomeno prevedibile legato a un aumento di richiesta di spazio, di suolo, per l’edificazione di capannoni per la logistica. Alcune amministrazioni, che dovrebbero essere “custodi” del territorio, al contrario ci aiutano in questa sorta di suicidio collettivo».


«La recente situazione verificatasi in Emilia Romagna è sotto gli occhi di tutti – ha detto Mercalli -. Quando consumiamo eccessivo suolo, impermeabilizzandolo, le acque finiscono dove non dovrebbero esserci. Ma il tutto trae origine da una situazione climatica tale che ci impone di fare delle scelte diverse. Ma in questo caso, ha spiegato Mercelli, la colpa non è tanto della cementificazione coma causa dell’alluvione. Si è trattato di un episodio di enorme dimensione, che ha interessato un’area di 7 mila chilometri quadrati (due volte la regione Valle d’Aosta, ndr). Se si continua a costruire in una zona a rischio, più un evento meteorologico particolarmente intenso si manifesta, più si verificano danni alle cose». Questo ci fa capire un primo «scorretto uso del suolo, ma visto che in futuro, a causa del riscaldamento globale, ci dovremo aspettare una maggiore frequenza e intensità di questi fenomeni estremi, è chiaro che nei prossimi decenni potremo avere un incremento di questo genere di alluvioni. Sarebbe dunque importantissimo non costruire più niente. Anzi, sarebbe il caso di riflettere prima di affermare “ricostruiremo tutto”».


Occorre inoltre diminuire l’emissione di CO2 nell’atmosfera attraverso un procedimento naturale esercitato dai vegetali, che permette si stoccare un’enorme quantità di carbonio nella sostanza organica del suolo: Inoltre «nelle città è importante avere suolo libero vegetato anche come protezione dal calore estivo, destinato sempre più ad aumentare con il trascorrere degli anni. Senza dimenticare che impermeabilizzare il suolo ci fa perdere acqua e che il terreno produce cibo». Poi un discorso più… “spirituale”, come lo ha definito lo stesso Mercalli: «Il suolo non cementificato è l’icona della bellezza italiana. Fare arrivare turisti per far vedere loro una serie di capannoni, con un paesaggio sempre più violentato, non ha senso. Almeno costruissimo cose belle». Infine una riflessione per la quale «tutti questi progetti violino l’articolo 41 della nostra Costituzione (“L’iniziativa economica (…) non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza…”, ndr). Sembra davvero di trovarsi di fronte a un cortocircuito, alimentato di fronte alla promessa di qualche posto di lavoro. E ricordiamoci che il suolo perso oggi lo è per sempre, perché occorrono non meno di due millenni per “riprodurre” dieci centimetri di terreno allo stato fertile. Non ci rimane che la prevenzione».


Alle ultime parole di Mercalli si è collegato Paolo Pileri: «Il suolo rappresenta il più grande deposito di biodiversità che noi abbiamo. E deve essere tutelata, spiegando tutto questo ai nostri amministratori, perché la biodiversità ci salva». Poi, entrando più nello specifico, «davanti a una planimetria non dobbiamo regionale unicamente in maniera bidimensionale. Il suolo è un ecosistema, ma in questo momento viene considerato unicamente una merce per l’urbanistica. Prima di tutto dobbiamo sforzarci per ricostruire pezzi di una cultura ecologica completamente in frantumi». Per il professionista milanese si tratta di una «situazione che non viene capita dalla classe politica, «che continua a consumare suolo in aree soggette a possibili alluvioni. Anche Pernate si trova in questa situazione e potrà pagare in futuro. In caso di precipitazioni un suolo libero e uno mediamente urbanizzato genera un rapporto di uno a sei nell’assorbimento della pioggia, fra quella che evapora, quella che alimenta le falde e quella ancora che meravigliosamente rimane nel suolo». Con tutti i benefici che comporta.

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