Novara saluta il suo bardo. Si è spento nella notte dopo una lunga malattia il musicista Marco Tamagni. Nato nel 1948, cresciuto alla Bicocca, Tamagni era per il mondo delle sette note locali quello che i “Cinq da Nuara” erano stati nella poesia. Il vernacolo più genuino e autentico, con i suoi detti e le sue tradizioni, trasportato nella musica e attraverso il suono di diversi strumenti. Profondamente attaccato alla città e alle sue tradizioni, nonostante il dolore mai lenito per la perdita della moglie avvenuta qualche tempo fa, non era difficile – per chi ama frequentare il centro storico – incontrarlo, sempre sorridente e disposto a scambiare due parole, mentre con il sacchetto della spesa in mano, rincasava nel suo “nido”, all’ultimo piano di uno stabile di corso Cavour.
Il dialetto e la musica sono stati tutta la sua vita. Anzi, come amava ripetere, attraverso la musica evidenziava l’importanza della parlata di una volta: «La musica è veicolo del dialetto, può parlare di filosofia e di religione… Non solo di rane. Il dialetto è un modo di avvicinarsi ad altre persone, al “diverso”. E’ portare un altro modo di sentire o di essere un’altra persona. E’ uno scambio di culture e di suoni». Una musica che parlava di uno stradone della Bicocca non ancora asfaltato, di campagne e di risaie; di mondine e della festa di San Gaudenzio. «Novara la odio e la amo – amava ripetere – Ma a me piace. Mi la cambi mia…».
E la città lo sta ricordando con affetto attraverso numerosi messaggi sui social. Tamagni lascia i figli Francesco e Jessica. I funerali con rito civile si svolgeranno mercoledì 13 alle 10.30 nella Sala del commiato del Cimitero urbano.