Indossando una maschera a forma di teschio, simile a quelle che si usano per Carnevale o alla festa di Halloween e coprendosi con un cappuccio in modo da rendersi irriconoscibile, di notte aveva imbrattato la porta di casa e il tappetino di un’altra condomina, versandoci sopra colla e altro liquido corrosivo. La donna, preoccupata e spaventata, aveva installato una telecamera a raggi infrarossi, anche perché c’erano stati episodi precedenti in cui erano comparse scritte offensive sui muri del palazzo.
Il 15 dicembre 2020 le telecamere aveva ripreso il vandalo. Era stato identificato in G.F.F., un altro abitante del palazzo finito a processo a 68 anni: l’uomo è stato condannato a 6 mesi e 15 giorni di reclusione e 200 euro di multa, con la sospensione della pena condizionata al pagamento della provvisionale del risarcimento per la famiglia vittima, costituita parte civile. Il suo difensore aveva chiesto invece l’assoluzione sostenendo che il riconoscimento fatto attraverso il filmato non fosse provato, perché la qualità non era particolarmente buona e in ogni caso l’imbrattatore aveva il viso coperto con una maschera: verrà quindi proposto appello.
I danni provocati dai vandalismi in un palazzo del quartiere Sacro Cuore a Novara erano stati ingenti, perché la vicina, che ancora oggi non sa spiegarsi il perché di quel comportamento («non ho mai litigato con l’imputato»), aveva dovuto cambiare la porta blindata, per una spesa di 9 mila euro. Imputato e vittima abitavano in due scale diverse del complesso, collegate fra loro tramite i corridoi delle cantine. Durante una perquisizione a casa del sessantenne la polizia aveva sequestrato pennelli, vernici e colla.