Maternità surrogata in Ucraina, a processo la moglie del padre naturale

Lui a giudizio da diversi mesi per abbandono di minore. Nei confronti della donna la Corte d’Appello di Torino ha accolto il ricorso della procura di Novara contro il proscioglimento pronunciato lo scorso anno

La storia era venuta alla luce nel novembre del 2021, quando la bimba era stata riportata in Italia grazie al consolato. La piccola era nata in Ucraina con la maternità surrogata, ammessa per legge in quello Stato, e i due genitori, novaresi, l’avevano inizialmente affidata a una baby sitter, pagata; poi però non avrebbero più mandato i soldi e la bambinaia aveva deciso di rivolgersi alle autorità.

Lui, padre naturale, è già a processo da diversi mesi. Ora va a processo anche la moglie. La Corte d’Appello di Torino ha infatti accolto il ricorso della procura di Novara contro il proscioglimento pronunciato lo scorso anno dal gup nei confronti della donna, anche lei imputata di abbandono di minore. Secondo i giudici, è necessario un approfondimento dibattimentale per verificare se la coppia abbia agito di comune accordo, come sostengono gli investigatori. L’udienza sarà a fine novembre. Si porrà il problema di una eventuale unione dei due procedimenti, visto che si tratta dello stesso fatto.

La vicenda era passata alla ribalta mediatica. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la coppia residente in provincia di Novara aveva deciso di coronare il sogno di avere un figlio facendolo nascere all’estero, pagando un utero in affitto in Ucraina. Il test del Dna, sollecitato dalla coppia, aveva dimostrato che il novarese era il vero padre, nonostante lui e la moglie avessero avanzato dei dubbi. Preso atto della prova scientifica, la piccola era stata legalmente riconosciuta e affidata a una balia. Poi però la coppia non si era fatta più sentire, e la donna ucraina, non potendosi permettere di crescere un altro bambino (aveva infatti già un figlio adolescente) è andata al consolato italiano di Kiev raccontando la storia. Si è messo in moto l’attività di rimpatrio della piccola, italiana a tutti gli effetti. Ma poi, verificato che i genitori non volevano più tenerla con loro, è stata avviata la procedura per l’affidamento a un’altra famiglia piemontese, e l’adozione. E nel frattempo è stato anche aperto il procedimento penale per l’abbandono.

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Lui a giudizio da diversi mesi per abbandono di minore. Nei confronti della donna la Corte d’Appello di Torino ha accolto il ricorso della procura di Novara contro il proscioglimento pronunciato lo scorso anno

La storia era venuta alla luce nel novembre del 2021, quando la bimba era stata riportata in Italia grazie al consolato. La piccola era nata in Ucraina con la maternità surrogata, ammessa per legge in quello Stato, e i due genitori, novaresi, l’avevano inizialmente affidata a una baby sitter, pagata; poi però non avrebbero più mandato i soldi e la bambinaia aveva deciso di rivolgersi alle autorità.

Lui, padre naturale, è già a processo da diversi mesi. Ora va a processo anche la moglie. La Corte d’Appello di Torino ha infatti accolto il ricorso della procura di Novara contro il proscioglimento pronunciato lo scorso anno dal gup nei confronti della donna, anche lei imputata di abbandono di minore. Secondo i giudici, è necessario un approfondimento dibattimentale per verificare se la coppia abbia agito di comune accordo, come sostengono gli investigatori. L’udienza sarà a fine novembre. Si porrà il problema di una eventuale unione dei due procedimenti, visto che si tratta dello stesso fatto.

La vicenda era passata alla ribalta mediatica. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la coppia residente in provincia di Novara aveva deciso di coronare il sogno di avere un figlio facendolo nascere all’estero, pagando un utero in affitto in Ucraina. Il test del Dna, sollecitato dalla coppia, aveva dimostrato che il novarese era il vero padre, nonostante lui e la moglie avessero avanzato dei dubbi. Preso atto della prova scientifica, la piccola era stata legalmente riconosciuta e affidata a una balia. Poi però la coppia non si era fatta più sentire, e la donna ucraina, non potendosi permettere di crescere un altro bambino (aveva infatti già un figlio adolescente) è andata al consolato italiano di Kiev raccontando la storia. Si è messo in moto l’attività di rimpatrio della piccola, italiana a tutti gli effetti. Ma poi, verificato che i genitori non volevano più tenerla con loro, è stata avviata la procedura per l’affidamento a un’altra famiglia piemontese, e l’adozione. E nel frattempo è stato anche aperto il procedimento penale per l’abbandono.

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