Un gruppo di truffatori specializzato nella vendita di telefonini, per lo più Samsung Galaxy S3 o S4. Li mettevano online sul sito di aste più conosciuto, E-bay, e poi incassavano cifre variabili fra 300 e 400 euro, che finivano su un conto corrente aperto in una banca di Borgomanero. Peccato che poi gli acquirenti, abitanti un po’ ovunque in Italia, dal Piemonte al Veneto, dal Trentino alla Sicilia, non ricevevano mai nulla. Ma è trascorso troppo tempo (i fatti risalgono infatti 2014) e in tribunale, accanto ai numerosi episodi prescritti, ce ne sono stati altri 23 per i quali i truffati hanno scelto di ritirare la denuncia così da non affrontare viaggi di centinaia di chilometri verso Novara. E così il giudice di Novara ha dichiarato il non doversi procedere, per tutti i capi di imputazione (circa una cinquantina), nei confronti dei cinque accusati del maxi raggiro, cinque trentenni residenti fra Borgomanero, Ghemme e Novara.
Quasi tutte uguali le denunce presentate dalle vittime: «Ho effettuato il pagamento ma non ho mai ricevuto il cellulare vinto all’asta». Qualcuna, residente molto lontano da Novara, aveva chiesto di poter essere esonerata dal viaggio o di poter raccontare i fatti con un collegamento in videoconferenza. Cosa che non è stata possibile. Secondo l’accusa gli imputati avevano architettato un trucchetto per fare soldi velocemente. Anche perché esperti del settore: tre di loro lavoravano negozi di telefonia. Ed erano già noti per analoghe truffe tant’è che sul forum del sito «investireinazioni», nel 2014, i loro nomi venivano indicati come quelli di soggetti che da almeno sei anni «devastano, impuniti, il commercio online italiano». Anche le 54 truffe oggetto del processo novarese riguardano i primi mesi del 2014. Sono stati scoperti perché una delle prestanomi, una volta scoperta, non voleva addossarsi tutte le responsabilità e aveva ammesso i fatti chiamando in causa gli altri. Era così emerso il modus operandi: il cellulare veniva messo all’asta su E-Bay a nome di un venditore professionale, tal Felice Loggia (con nik name loggfeli) abitante in una via Dante di un inesistente Borgo San Lorenzo in provincia di Caserta. Il pagamento veniva effettuato tramite bonifico sul conto di Borgomanero riconducibile alla società di cui una degli imputati era delegata a operare. A volte veniva utilizzato un secondo conto aperto in una banca di Carpignano Sesia. Il venditore confermava l’avvenuto pagamento ma il cellulare non arrivava mai. E l’annuncio finiva poi per essere cancellato. Ai pochi cui venivano date delle risposte successive agli acquisti si parlava di ritardi nelle spedizioni e promesse di rimborsi.