Medici di base contro la riforma: FIMMG Novara guida la protesta: «Il 93% dice no»

Il segretario del sindacato chiede il supporto dei sindaci contro la proposta del governo di trasformare i medici di famiglia da liberi professionisti convenzionati a dipendenti del Servizio sanitario nazionale

«Il 93% dei medici di base della provincia di Novara dice no alla riforma». Con queste parole, il segretario del sindacato FIMMG di Novara, Savio Fornara, sintetizza il netto rifiuto della categoria alla proposta del governo di trasformare i medici di famiglia da liberi professionisti convenzionati a dipendenti del Servizio sanitario nazionale. Per manifestare il dissenso, questa mattina Fornara ha inviato una lettera ai sindaci del territorio, chiedendo il loro supporto, e ha annunciato manifestazioni di piazza e assemblee aperte.

La riforma, che porterebbe la firma del ministro della Salute, Orazio Schillaci, e con il possibile appoggio delle Regioni, prevede un nuovo modello organizzativo per la medicina generale. Attualmente, infatti, i medici di base operano come liberi professionisti, con un proprio studio e ampia autonomia organizzativa. Durante la pandemia, gli assessori regionali alla Sanità avevano evidenziato alcuni limiti della convenzione tra medici e SSN spingendo le istituzioni a valutare un cambiamento.

Se approvata, la proposta introdurrebbe un rapporto di impiego diretto con il SSN, imponendo ai medici di alternare l’attività svolta nei propri studi per i propri assistiti con quella a disposizione delle comunità locali. Il nuovo schema prevede una copertura dalle 8 alle 20, per un totale di 38 ore settimanali, con l’obiettivo di garantire un medico disponibile tutto il giorno, andando a coprire le carenze soprattutto nei piccoli Comuni. Le strutture pubbliche regionali e le Case di Comunità, finanziate con fondi del Pnrr giocherebbero un ruolo chiave nell’organizzazione del servizio: nella provincia di Novara ne sono previste cinque.

Secondo Fornara, però, il nuovo modello presenta diverse criticità: «Solo il 7% dei colleghi a cui abbiamo sottoposto il sondaggio si è detto favorevole alla riforma con alcune motivazioni. La maggior parte sono donne preoccupate di non essere tutelate sulla gravidanza, quando invece la nostra cassa Enpam già le prevede. La riduzione del carico burocratico potrebbe essere risolta con incentivi veri, che invece sono fermi al 2006: nei paesi nordici addirittura ogni medico ha a disposizione tre infermieri e due segretarie. Le ferie e la malattia sono già contemplate anche nel regime di lavoro autonomo. Il problema delle sostituzioni potrebbe essere affrontato con l’implementazione delle Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT), il cui avvio è stato rallentato da alcuni funzionari nonostante l’assessore regionale le sostenga».

«Nei prossimi giorni, negli studi dei medici saranno affissi cartelli informativi per sensibilizzare i pazienti sulla questione» conclude Fornara.

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Medici di base contro la riforma: FIMMG Novara guida la protesta: «Il 93% dice no»

Il segretario del sindacato chiede il supporto dei sindaci contro la proposta del governo di trasformare i medici di famiglia da liberi professionisti convenzionati a dipendenti del Servizio sanitario nazionale

«Il 93% dei medici di base della provincia di Novara dice no alla riforma». Con queste parole, il segretario del sindacato FIMMG di Novara, Savio Fornara, sintetizza il netto rifiuto della categoria alla proposta del governo di trasformare i medici di famiglia da liberi professionisti convenzionati a dipendenti del Servizio sanitario nazionale. Per manifestare il dissenso, questa mattina Fornara ha inviato una lettera ai sindaci del territorio, chiedendo il loro supporto, e ha annunciato manifestazioni di piazza e assemblee aperte.

La riforma, che porterebbe la firma del ministro della Salute, Orazio Schillaci, e con il possibile appoggio delle Regioni, prevede un nuovo modello organizzativo per la medicina generale. Attualmente, infatti, i medici di base operano come liberi professionisti, con un proprio studio e ampia autonomia organizzativa. Durante la pandemia, gli assessori regionali alla Sanità avevano evidenziato alcuni limiti della convenzione tra medici e SSN spingendo le istituzioni a valutare un cambiamento.

Se approvata, la proposta introdurrebbe un rapporto di impiego diretto con il SSN, imponendo ai medici di alternare l’attività svolta nei propri studi per i propri assistiti con quella a disposizione delle comunità locali. Il nuovo schema prevede una copertura dalle 8 alle 20, per un totale di 38 ore settimanali, con l’obiettivo di garantire un medico disponibile tutto il giorno, andando a coprire le carenze soprattutto nei piccoli Comuni. Le strutture pubbliche regionali e le Case di Comunità, finanziate con fondi del Pnrr giocherebbero un ruolo chiave nell’organizzazione del servizio: nella provincia di Novara ne sono previste cinque.

Secondo Fornara, però, il nuovo modello presenta diverse criticità: «Solo il 7% dei colleghi a cui abbiamo sottoposto il sondaggio si è detto favorevole alla riforma con alcune motivazioni. La maggior parte sono donne preoccupate di non essere tutelate sulla gravidanza, quando invece la nostra cassa Enpam già le prevede. La riduzione del carico burocratico potrebbe essere risolta con incentivi veri, che invece sono fermi al 2006: nei paesi nordici addirittura ogni medico ha a disposizione tre infermieri e due segretarie. Le ferie e la malattia sono già contemplate anche nel regime di lavoro autonomo. Il problema delle sostituzioni potrebbe essere affrontato con l’implementazione delle Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT), il cui avvio è stato rallentato da alcuni funzionari nonostante l’assessore regionale le sostenga».

«Nei prossimi giorni, negli studi dei medici saranno affissi cartelli informativi per sensibilizzare i pazienti sulla questione» conclude Fornara.

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore