Medici in sciopero il 5 dicembre. L’Ordine di Novara: «Va tutelato il servizio sanitario nazionale»

Interviene il presidente D'Andrea: «Sempre più pazienti ricorrono al privato, solo quelli che se lo possono permettere»

Alla fine i medici hanno deciso di scendere in piazza. Dopo i tagli alle pensioni e la decisione di riservare più risorse solo a chi fa gli straordinari, i camici bianchi hanno stabilito di dichiarare uno sciopero nazionale per il prossimo 5 dicembre, garantendo solo i servizi di pronto soccorso e i ricoveri urgenti.

Una situazione che riguarda anche il territorio di Novara. «Non posso non sottolineare come il sentiment che ha prodotto l’ultima uscita del Governo sia assolutamente negativo – afferma il presidente dell’Ordine provinciale dei medici chirurghi e odontoiatri, Federico D’Andrea -. I problemi del servizio sanitario nazionale sono ormai noti da tempo e spesso l’Ordine novarese è intervenuto denunciando la precarietà della situazione: il ridotto o nullo numero di specializzandi in alcune branche della medicina (Pronto soccorso, ma non solo), l’eccessiva burocratizzazione e un carico di lavoro sempre maggiore che sta portando alla fuga nel privato di molti ospedalieri o di medici di base, il sempre minor tempo che si può dedicare alla cura del paziente. Tutti aspetti ben noti, così come la conferma del sempre più elevato numero di pazienti, almeno quelli che possono permetterselo, che ricorrono al privato».

«E’ necessario sottolineare i risultati di un recentissimo rapporto del Censis, voluto da Fnomceo, la Federazione nazionale degli ordini – continua D’Andrea – I risultati confermano, se mai ce ne fosse bisogno, il valore economico e sociale del servizio sanitario nazionale». Nel dettaglio: «Un euro speso per la sanità pubblica genera un moltiplicatore pare a 1,84 euro, questo significa che la spesa sanitaria è un investimento e non un costo». E ancora: «Il servizio sanitario nazionale ha 670 mila dipendenti (oltre 57 medici di medicina generale) ed è pertanto uno dei principali “datori di lavoro” del Paese ma ne 2011 erano 12 mila in più»

Altri dati: «Il livello di soddisfazione è del 54% tra gli italiani – aggiunge D’Andrea -. Il 76% preferisce una sanità pubblica o comunque più pubblica che privata. Per contro, il 69% del campione statistico pensa che la sanità risponda più a esigenze di bilancio che di salute, pur ritenendo (il 67%) che sia una sanità soddisfacente o comunque accettabile. Il 44% ha dichiarato di risparmiare per cautelarsi a fronte di possibili spese sanitarie e il 7% rinuncia a curarsi non potendoselo permettere. Infine il 90% ritiene che la sanità debba essere una priorità del Governo».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Interviene il presidente D’Andrea: «Sempre più pazienti ricorrono al privato, solo quelli che se lo possono permettere»

Alla fine i medici hanno deciso di scendere in piazza. Dopo i tagli alle pensioni e la decisione di riservare più risorse solo a chi fa gli straordinari, i camici bianchi hanno stabilito di dichiarare uno sciopero nazionale per il prossimo 5 dicembre, garantendo solo i servizi di pronto soccorso e i ricoveri urgenti.

Una situazione che riguarda anche il territorio di Novara. «Non posso non sottolineare come il sentiment che ha prodotto l'ultima uscita del Governo sia assolutamente negativo - afferma il presidente dell’Ordine provinciale dei medici chirurghi e odontoiatri, Federico D’Andrea -. I problemi del servizio sanitario nazionale sono ormai noti da tempo e spesso l’Ordine novarese è intervenuto denunciando la precarietà della situazione: il ridotto o nullo numero di specializzandi in alcune branche della medicina (Pronto soccorso, ma non solo), l’eccessiva burocratizzazione e un carico di lavoro sempre maggiore che sta portando alla fuga nel privato di molti ospedalieri o di medici di base, il sempre minor tempo che si può dedicare alla cura del paziente. Tutti aspetti ben noti, così come la conferma del sempre più elevato numero di pazienti, almeno quelli che possono permetterselo, che ricorrono al privato».

«E’ necessario sottolineare i risultati di un recentissimo rapporto del Censis, voluto da Fnomceo, la Federazione nazionale degli ordini - continua D'Andrea - I risultati confermano, se mai ce ne fosse bisogno, il valore economico e sociale del servizio sanitario nazionale». Nel dettaglio: «Un euro speso per la sanità pubblica genera un moltiplicatore pare a 1,84 euro, questo significa che la spesa sanitaria è un investimento e non un costo». E ancora: «Il servizio sanitario nazionale ha 670 mila dipendenti (oltre 57 medici di medicina generale) ed è pertanto uno dei principali “datori di lavoro” del Paese ma ne 2011 erano 12 mila in più»

Altri dati: «Il livello di soddisfazione è del 54% tra gli italiani - aggiunge D'Andrea -. Il 76% preferisce una sanità pubblica o comunque più pubblica che privata. Per contro, il 69% del campione statistico pensa che la sanità risponda più a esigenze di bilancio che di salute, pur ritenendo (il 67%) che sia una sanità soddisfacente o comunque accettabile. Il 44% ha dichiarato di risparmiare per cautelarsi a fronte di possibili spese sanitarie e il 7% rinuncia a curarsi non potendoselo permettere. Infine il 90% ritiene che la sanità debba essere una priorità del Governo».

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