Verrebbe da dire “meglio di niente”, ma è inaudito solo pensarlo. In alcuni piccolo comuni della provincia oggi si può vivere senza medico di base. Succede a Ghemme e Sizzano – solo gli ultimi in ordine di tempo – dove i medici di medicina generale andati in pensione non sono stati sostituiti e i pazienti sono rimasti senza riferimento sanitario.
Una disparità inaccettabile rispetto alla città, dove l’accesso alle cure resta più garantito.
Ma il diritto alla salute non dovrebbe dipendere dal codice di avviamento postale. È la Costituzione, all’articolo 32, a sancire che «la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività». Un diritto che per molti cittadini, oggi, è diventato un privilegio.
Per tamponare la situazione, l’Asl di Novara ha annunciato l’attivazione di un ambulatorio temporaneo, che aprirà ogni quindici giorni nella sede della guardia medica di Ghemme, in via Castello, nel tentativo di servire entrambi i paesi. Un’azione di emergenza, utile ma ben lontana da una soluzione strutturale: aprile (giovedì 17), maggio (giovedì 15 e 29), giugno (giovedì 12 e 26).
L’accesso è su prenotazione attraverso il sito dell’Asl di Novara. Il nuovo ambulatorio si affianca ad altri già attivi nei comuni vicini con la stessa problematica: il lunedì a Pogno, il martedì a Invorio, il mercoledì a Cressa, il giovedì a Oleggio Castello e il venerdì a Santa Cristina di Borgomanero.
Una rete di presidi che cerca di tenere in piedi un sistema che però continua a perdere pezzi: le Case di Comunità, nate per portare assistenza territoriale e ridurre queste disuguaglianze, sono ferme al palo. La politica, invece di trovare soluzioni, litiga sulle regole dell’intramoenia. Nel frattempo, i cittadini si arrangiano come possono.
Ma se ti ammali e non hai un medico, cosa fai? La domanda resta in attesa che qualcuno risponda non con ambulatori “a tempo”, ma con una reale garanzia di continuità e dignità per la salute pubblica.