«Viviamo a una manciata di chilometri dalla città, ma siamo completamente tagliati fuori. L’unico treno sulla linea Novara-Biella ormai rimasto e utilizzato dagli studenti è quello delle 7.21: se per qualche motivo viene cancellato, ed è già successo, dobbiamo organizzarci e portarli in auto. Non ci sono pullman o altri collegamenti». A parlare è Iside Salvalaio, residente a Nibbia, frazione di San Pietro Mosezzo, centro a meno di 10 minuti di auto da Novara ma privo di qualunque servizio.
«Mi sono traferita qui qualche anno fa dalla città preferendo la campagna – prosegue -. Mio figlio frequenta il terzo anno delle superiori e ogni mattina, come altri sei sette studenti, prende il treno per andare a scuola. Peccato che l’unico che prevede la fermata a Nibbia sia quello delle 7.21; è anche capitato che non si fermasse, così ho dovuto organizzarmi per portarlo in auto. Lo stesso succede alle altre famiglie: alcune si sono arrese e i figli li accompagnano sempre in auto. Il problema c’è anche per il ritorno, sempre che le corse non vengano soppresse: 14.28, 16.01 poi fino alle 20.01. Ho anche segnalato la difficoltà a Trenitalia e mi è stato risposto che delle infrastrutture si occupa Rfi e che non è sempre possibile prevedere con anticipo le evenienze. Insomma, paghiamo l’abbonamento per un servizio che praticamente non c’è».
Salvalaio chiede che le fermate del treno nella stazione di Nibbia vengano estese anche in altri orari: «Da tempo il comune di Novara parla da tempo di città green, ma per fare questo prima di tutto è necessario favorire l’utilizzo dei mezzi pubblici, soprattutto in questo periodo complicato per i cavalcavia e dunque per gli accessi in città. Ho anche inviato un’email al comune di San Pietro perchè si faccia portavoce del problema, ma per il momento non ho ricevuto risposta».
«Inoltre mi chiedo: se ad Agognate per i dipendenti del polo logistico di Amazon è stata appositamente costruita una fermata sulla stessa linea ferroviaria, perchè a Nibbia non possono essere previsti un paio di treni in più al giorno? È solo una questione di volontà e organizzazione – aggiunge Salvalaio -. I lavoratori sono importanti, ma non vedo perchè noi residenti non possiamo esserlo allo stesso modo. Mi rendo conto che noi siamo numericamente molti meno, ma a questo punto mi auguro che i dipendenti di Amazon vengano ad abitare qui, forse si smuoverà qualcosa».