Hanno ottenuto la «messa alla prova» ai servizi sociali i due minorenni identificati dalla polizia quali responsabili della violenta aggressione a scopo di rapina avvenuta il 4 novembre dello scorso anno nella zona di corso Torino a Novara: in compagnia di due ragazzi più grandi, rimasti all’esterno, erano entrati nell’appartamento di una pensionata ultrasettantenne scaraventandola a terra, malmenandola con calci e pugni, e infine minacciandola di morte e immobilizzandola perché dicesse loro dove teneva la cassaforte, e consegnasse oro e gioielli. I due hanno potuto beneficiare delle misure alternative al processo previste per i riti davanti al tribunale per i minorenni di Torino: in questi mesi dovranno seguire un programma trattamentale di recupero, poi torneranno davanti al giudice il prossimo anno, quando verrà dichiarata l’estinzione del reato vista la buona riuscita della messa alla prova.
Gli altri due indagati, ventenni novaresi attualmente ai domiciliari, compariranno invece a gennaio in udienza preliminare, avendo la procura chiesto il loro rinvio a giudizio. Sono accusati di rapina pluriaggravata e lesioni. Con loro arriverà in aula anche un conoscente diciannovenne cui viene contestata solo la ricettazione di un gioiello con diamante, che faceva parte della refurtiva.
In base alla ricostruzione effettuata della polizia, uno dei ventenni aveva fatto da «palo», essendo rimasto all’ingresso per avvisare i complici entrati in casa nel caso arrivasse qualcuno; il secondo, invece, sarebbe stato il «basista»: conosceva l’abitazione della vittima perché in precedenza vi era stato per effettuare dei lavori edili per la ditta in cui lavora. Secondo una stima approssimativa il giorno del colpo erano stati portati via 500 euro in contanti e monili per un valore di circa 200 mila euro.