«Mia mamma, 90 anni e il vaccino che non c’è»

«Ho una mamma ultranovantenne che necessita di fare il vaccino a domicilio. È impossibile spostarla: due mesi fa si è rotta il femore e non può essere alzata dal letto. Il suo medico non effettua vaccinazioni, ma l’ha inserita nell’elenco dei richiedenti. Dopo giorni di attesa, però, ho scoperto che non esistono liste per i vaccinandi intrasportabili e pertanto non c’è una pianificazione».

Elisa Zaco, 63 anni, racconta quello che sta accadendo alla mamma, 90enne, residente a Novara, la qual fa parte di quella categoria di persone intrasportabili che hanno diritto a ricevere il vaccino anti Covid a casa.

 

 

«Tutto è cominciato il 24 marzo quando, dopo le procedura di registrazione da parte del medico, contatto la Asl per capire se ci sono novità. Mi rispondono “Non sappiamo, ci stiamo organizzando” – prosegue Zaco -. Il 12 aprile, dopo due settimane, scrivo una nuova email “Mi mandi dati anagrafici e codice fiscale e verifichiamo”. E penso: che medico gentile. Mando quanto richiesto e ricevo una risposta che mi lascia un po’ sconcertata: “Non appena possibile si provvederà a vaccinare tutti gli intrasportabili dei medici di medicina generale che non hanno aderito alla vaccinazione domiciliare. Ad oggi, non siamo in grado di comunicare una tempistica certa per ognuno degli assistiti. L’importante è che il curante abbia effettuato la pre-adesione”».

«Confusa, decido di chiedere ulteriori chiarimenti, e così mi rispondono il 15 aprile: “Asl e medici di famiglia lavorano su due differenti piattaforme. Il riversamento del dato da una all’altra non è in tempo reale, pertanto non sempre, per quanto riguarda la posizione dei vaccinandi a domicilio, riusciamo a visualizzarli. Il fatto che il curante le abbia confermato la pre-adesione andata a buon fine significa che l’utente verrà certamente inserita nelle liste, appena queste verranno definite”. Mi sono sentita presa in giro, oltre ad aver dovuto constatare che il sistema è farraginoso e inconcludente, ma soprattutto pare che non esistano delle liste d’attesa».

«La situazione comincia a essere complessa – prosegue – la badante ha 34 anni, ovviamente non vaccinata; neanche io e il mio compagno lo siamo perchè non ne abbiamo ancora diritto e ogni due giorni abbiamo contatti con mia mamma che, come si può immaginare, oltre che allettata è anche molto fragile».

Segnalazioni sui ritardi nelle vaccinazioni sui soggetti fragili sono giunte anche al consigliere regionale del Pd Domenico Rossi: «Se è vero che la Regione sta tenendo il passo dei vaccini in base al numero di dosi consegnate, c’è ampio margine di miglioramento sul fronte di un’importante fascia di cittadini e cittadine vulnerabili, quali gli over 80 allettati, malati oncologici, persone disabili. Nella prossima commissione sanità, che mi auguro di svolga già questa settimana, porteremo le nostre proposte all’attenzione dell’assessore Icardi».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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«Mia mamma, 90 anni e il vaccino che non c’è»

«Ho una mamma ultranovantenne che necessita di fare il vaccino a domicilio. È impossibile spostarla: due mesi fa si è rotta il femore e non può essere alzata dal letto. Il suo medico non effettua vaccinazioni, ma l’ha inserita nell’elenco dei richiedenti. Dopo giorni di attesa, però, ho scoperto che non esistono liste per i vaccinandi intrasportabili e pertanto non c’è una pianificazione».

Elisa Zaco, 63 anni, racconta quello che sta accadendo alla mamma, 90enne, residente a Novara, la qual fa parte di quella categoria di persone intrasportabili che hanno diritto a ricevere il vaccino anti Covid a casa.

 

 

«Tutto è cominciato il 24 marzo quando, dopo le procedura di registrazione da parte del medico, contatto la Asl per capire se ci sono novità. Mi rispondono “Non sappiamo, ci stiamo organizzando” – prosegue Zaco -. Il 12 aprile, dopo due settimane, scrivo una nuova email “Mi mandi dati anagrafici e codice fiscale e verifichiamo”. E penso: che medico gentile. Mando quanto richiesto e ricevo una risposta che mi lascia un po’ sconcertata: “Non appena possibile si provvederà a vaccinare tutti gli intrasportabili dei medici di medicina generale che non hanno aderito alla vaccinazione domiciliare. Ad oggi, non siamo in grado di comunicare una tempistica certa per ognuno degli assistiti. L’importante è che il curante abbia effettuato la pre-adesione”».

«Confusa, decido di chiedere ulteriori chiarimenti, e così mi rispondono il 15 aprile: “Asl e medici di famiglia lavorano su due differenti piattaforme. Il riversamento del dato da una all’altra non è in tempo reale, pertanto non sempre, per quanto riguarda la posizione dei vaccinandi a domicilio, riusciamo a visualizzarli. Il fatto che il curante le abbia confermato la pre-adesione andata a buon fine significa che l’utente verrà certamente inserita nelle liste, appena queste verranno definite”. Mi sono sentita presa in giro, oltre ad aver dovuto constatare che il sistema è farraginoso e inconcludente, ma soprattutto pare che non esistano delle liste d’attesa».

«La situazione comincia a essere complessa – prosegue – la badante ha 34 anni, ovviamente non vaccinata; neanche io e il mio compagno lo siamo perchè non ne abbiamo ancora diritto e ogni due giorni abbiamo contatti con mia mamma che, come si può immaginare, oltre che allettata è anche molto fragile».

Segnalazioni sui ritardi nelle vaccinazioni sui soggetti fragili sono giunte anche al consigliere regionale del Pd Domenico Rossi: «Se è vero che la Regione sta tenendo il passo dei vaccini in base al numero di dosi consegnate, c’è ampio margine di miglioramento sul fronte di un’importante fascia di cittadini e cittadine vulnerabili, quali gli over 80 allettati, malati oncologici, persone disabili. Nella prossima commissione sanità, che mi auguro di svolga già questa settimana, porteremo le nostre proposte all’attenzione dell’assessore Icardi».

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