Fino a 250 euro per lasciare l’Italia dalla stazione di Lampugnano, zona ovest di Milano, dove sarebbe stata presente un hub di un traffico illecito di migranti irregolari e dove alcuni autisti di bus dei tratte internazionali sarebbero stati corrotti da una rete di favoreggiatori per trasportare gli immigrati irregolari oltre il confine italo-francese e italo-svizzero. Da qui è partita l’inchiesta della procura di Miano che ha portato all’arresto di sette persone tra Milano, Brescia, Bergamo, Varese, Monza e Brianza, Teramo, Aosta e Torino accusate di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, Una di loro è residente in provincia di Novara.
Le indagini hanno messi in luce come l’autostazione di Lampugnano sia una meta per molti migranti entrati irregolarmente in Italia attraverso due principali rotte marittime con partenze da Libia e Tunisia e arrivi in Sicilia e dalla Turchia e approdi in Calabria.
Questi migranti, trovandosi in condizioni di irregolarità, cercavano di raggiungere altri Paesi dell’area Schengen. Durante i controlli ai confini italo-francesi e italo-svizzeri, le autorità hanno scoperto un sistema criminale che facilitava il loro spostamento.
I cosiddetti favoreggiatori, operativi nell’area di Lampugnano, individuavano migranti irregolari giunti alla stazione con l’intenzione di proseguire verso altri Paesi. In cambio di somme tra i 100 e i 250 euro, i favoreggiatori fornivano diverse forme di assistenza per l’acquisto di biglietti di viaggio online utilizzando generalità false, per aggirare la mancanza di documenti regolari da parte dei migranti. Oltre a pressioni sugli autisti degli autobus internazionali, cercando di convincerli a ignorare il controllo dei documenti necessari per l’ingresso nello Stato di destinazione.
In molti casi, l’approccio ai conducenti avveniva con modalità tipicamente corruttive: i favoreggiatori offrivano una parte del denaro ricevuto dai migranti affinche gli autisti chiudessero un occhio sui documenti mancanti. Nei casi in cui i conducenti o il personale della stazione si dimostravano insensibili alle offerte, i favoreggiatori ricorrevano a minacce, aggressioni verbali e, in alcune occasioni, fisiche.
Questi episodi di pressione e intimidazione sono diventati una prassi così diffusa che i principali favoreggiatori erano ormai noti agli operatori della stazione di Lampugnano.