Tutto è iniziato con qualche offesa: «Come donna non vali niente, fai schifo». Poi le minacce: «Ti ammazzo». Infine le botte: schiaffi, pugni, calci. E perfino lanci di oggetti e soprammobili. Gli episodi più gravi quelli del febbraio 2020: in una occasione l’uomo le aveva puntato un coltello alla gola; qualche giorno dopo l’aveva picchiata violentemente e le aveva fatto sbattere la testa contro il cruscotto dell’auto, facendola finire in ospedale con la rottura del setto nasale e numerose altre lesioni.
Una storia di violenze casalinghe che si è conclusa in appello con la condanna a 4 anni e 2 mesi di reclusione per L.C., 59 anni, residente a Novara. Processato per maltrattamenti in famiglia e lesioni alla compagna, i giudici hanno stabilito una provvisionale di 2 mila euro come risarcimento per la vittima, costituita parte civile. Il legale dell’imputato aveva chiesto invece l’assoluzione sostenendo che non esistessero i maltrattamenti, mancando le prove di una convivenza e avendo lo stesso imputato negato su tutta la linea un rapporto continuativo nel tempo: «Fra noi c’era solo una conoscenza da bar».
Agli atti del processo, invece, una storia triste che ha visto protagonista una donna ai margini, sempre sfortunata nei legami sentimentali: secondo quanto da lei denunciato, ha sopportato per lungo tempo ogni tipo di sofferenza psicologica e fisica.