Minacce e percosse alla figlia che va male a scuola: padre condannato a16 mesi

Vittima una sedicenne originaria dell'Algeria

Nella sua denuncia la giovane aveva parlato di percosse con bastoni, cinture, minacce di essere «rispedita» in Algeria, pugni sul volto. Puntava il dito sul padre. Inizialmente non voleva nemmeno accusarlo, forse per timore, forse perché la sua cultura è improntata a un certo rigore fra le mura domestiche, ma la storia di vessazioni era venuta poi a galla. A lanciare l’allarme era stata una compagna di scuola della ragazzina: aveva ricevuto messaggi preoccupanti dall’amica, e poi anche la fotografia di un asciugamano con delle macchioline di sangue. Visto che la compagna non veniva a scuola da qualche giorno, aveva raccontato tutto al preside. Convocata a scuola, la ragazzina vittima aveva confermato la difficile situazione famigliare.

Da lì è nato un procedimento che ha portato sul banco degli imputati S.H., sessantunenne di origine algerina condannato a 1 anno e 4 mesi di reclusione per maltrattamenti in famiglia per fatti avvenuti a Novara nell’autunno del 2018. Il pm aveva chiesto 2 anni di carcere; la difesa, invece, l’assoluzione, parlando di metodi educativi e culture differenti, improntate sì al rigore, ma che non erano mai andati «oltre» e non erano sfociati in percosse o fatti gravi. Di diverso parere il giudice.

In base a quanto ricostruito nelle testimonianze del processo, l’uomo non lasciava uscire la figlia, nemmeno per andare in classe: era andato su tutte le furie proprio a causa del rendimento scolastico della giovane. E in qualche occasione non aveva esitato ad alzare le mani, e a usare qualche volta anche la cinghia dei pantaloni.

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Minacce e percosse alla figlia che va male a scuola: padre condannato a16 mesi

Vittima una sedicenne originaria dell’Algeria

Nella sua denuncia la giovane aveva parlato di percosse con bastoni, cinture, minacce di essere «rispedita» in Algeria, pugni sul volto. Puntava il dito sul padre. Inizialmente non voleva nemmeno accusarlo, forse per timore, forse perché la sua cultura è improntata a un certo rigore fra le mura domestiche, ma la storia di vessazioni era venuta poi a galla. A lanciare l’allarme era stata una compagna di scuola della ragazzina: aveva ricevuto messaggi preoccupanti dall’amica, e poi anche la fotografia di un asciugamano con delle macchioline di sangue. Visto che la compagna non veniva a scuola da qualche giorno, aveva raccontato tutto al preside. Convocata a scuola, la ragazzina vittima aveva confermato la difficile situazione famigliare.

Da lì è nato un procedimento che ha portato sul banco degli imputati S.H., sessantunenne di origine algerina condannato a 1 anno e 4 mesi di reclusione per maltrattamenti in famiglia per fatti avvenuti a Novara nell’autunno del 2018. Il pm aveva chiesto 2 anni di carcere; la difesa, invece, l’assoluzione, parlando di metodi educativi e culture differenti, improntate sì al rigore, ma che non erano mai andati «oltre» e non erano sfociati in percosse o fatti gravi. Di diverso parere il giudice.

In base a quanto ricostruito nelle testimonianze del processo, l’uomo non lasciava uscire la figlia, nemmeno per andare in classe: era andato su tutte le furie proprio a causa del rendimento scolastico della giovane. E in qualche occasione non aveva esitato ad alzare le mani, e a usare qualche volta anche la cinghia dei pantaloni.

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