Pomeriggio d’estate, tempo d’acquisti in saldo, parcheggi pieni e automobilisti in lenta perlustrazione alla caccia di un posto disponibile. Poi d’improvviso all’orizzonte qualcuno che, carico di borse e sacchetti, apparentemente sembra dirigersi verso la propria auto. Scatta l’ “inseguimento” e l’immancabile domanda: “scusi, va via?”. E alla risposta positiva inizia il “pedinamento” discreto con il tacito accordo di occupare il posto non appena libero. E’ il copione andato in scena un giorno d’estate di cinque anni fa nel parcheggio di un centro commerciale.
E fin qui nulla di strano se non fosse che quel “posto” era stato adocchiato anche da un altro automobilista, e uno dei due è finito poi a processo con l’accusa di minacce e anche di porto di coltello. Nello specifico un coltellino, mostrato – così almeno aveva raccontato l’altro automobilista (che nel processo non si è costituito parte civile) – mimando il gesto del “ti taglio la gola” prima di allontanarsi velocemente in auto. Tutto sarebbe finito lì se non fosse che – così ha poi raccontato in aula la “vittima” delle minacce – poco dopo lo aveva nuovamente incontrato e, temendo qualche reazione, aveva avvertito gli addetti della vigilanza che a loro volta avevano chiamato i carabinieri ai quali poi l’imputato, cinquantenne residente fuori provincia, ha consegnato spontaneamente il coltellino; davanti al giudice si è difeso sostenendo “io me ne sono andato e quando ho rifatto il giro me lo sono nuovamente trovato di fronte; è lui che ha fatto quel gesto. Mi sono spaventato, ho avuto paura”. L’uomo è stato condannato a 2 mesi, pena sospesa.