«Se te ne vai, ti ammazzo. Tu sei mia e di nessun altro». All’incirca queste le parole che l’uomo, un anno fa, aveva detto alla moglie immobilizzandola e costringendola a subire un rapporto sessuale. Lei, terrorizzata, da anni vittima di ripetuti maltrattamenti, non era riuscita a opporre resistenza. Aveva subito.
Qualche tempo dopo, però, aveva trovato la forza di chiamare i carabinieri e rivolgersi a un centro antiviolenza. La sua denuncia ha portato ora a indagare il marito cinquantatreenne F.G. (le iniziali per tutelare l’identità della vittima), che si trova a processo in tribunale per violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia e resistenza a pubblico ufficiale. Se l’era presa anche coi carabinieri di Alzo di Pella intervenuti nella loro abitazione di Gargallo il 3 novembre 2023: «Vi taglio la testa, vi lascio morti a terra tutti e tre», le minacce rivolte ai militari.
Non diverse erano le minacce rivolte alla convivente, una donna di 35 anni: «Ti taglio la testa con una sciabola». E poi tante offese, umiliazioni, denigrazioni: «Vacca, ora pulisci il gabinetto», cui si sono aggiunti veri e proprio monitoraggi della vita privata della donna, le uscite che lei faceva con altre persone, sempre per motivo di gelosia. Alle vessazioni verbali, stando a quanto denunciato, si univano percosse e violenze fisiche, come pugni in pancia e alle costole, tentativi di soffocamento col un cuscino, ferite provocate da una pistola ad aria compressa. Una lunga serie di vessazioni che sarebbero durate oltre una decina d’anni, almeno dal 2011 in avanti.