Molesta la connazionale e la riprende nuda in doccia: condannato a 2 anni e mezzo

tribunale il caldo
In tribunale è finito B.A. di origine pakistana, trentenne che all’epoca dei fatti, nell’estate del 2019, coabitava con la giovane

Condividevano tutti lo stesso alloggio, lui, lei, il marito della donna, e altri connazionali di origine pakistana. Proprio di quel rapporto di coabitazione lui aveva approfittato per allungare le mani sulla giovane, cercando il contatto fisico, provando a palpeggiarla nelle parti intime. E, vista la ritrosia della ragazza, le aveva anche intimato: «La smetto solo se mi baci». Ma il coinquilino sarebbe andato oltre: per convincere la vittima a piegarsi alle sue volontà l’aveva ripresa nuda in bagno, con una telecamera nascosta, minacciando di mandare il video ai parenti in Pakistan. E aveva detto che si presentava così nel bagno della scuola, così da ostacolare il desiderio della ragazza di imparare e di aprirsi alla cultura occidentale.

Una vicenda di molestie quella denunciata da una ventiseienne residente in un rione a nord di Novara. Il suo racconto ha portato in tribunale il connazionale B.A., trentenne che all’epoca dei fatti, nell’estate del 2019, coabitava con la giovane: è stato condannato a 2 anni e mezzo di carcere per violenza sessuale e del reato di «interferenze illecite nella vita privata», relativamente alle immagini riprese in più occasioni mentre lei si stava facendo la doccia. Il difensore aveva chiesto l’assoluzione, anche se l’imputato non si è mai presentato a rendere una propria versione dei fatti.

Lei, invece, sentita in aula ha detto: «Era insistente e un giorno, con la scusa di insegnarmi a guidare, mi ha portata in giro in auto e, fermatosi in un parchetto, mi ha abbracciata per baciarmi. Sono scappata. Con mio marito lui negava, diceva che ero come una sorella, e che si prendeva cura di me». In base a quanto ricostruito nel corso del processo, il trentenne non gradiva le frequentazioni della connazionale con italiani, la sua volontà di frequentare la scuola, di parlare con persone di sesso maschile. Da qui i ricatti con i video in cui lei era nuda o in momenti intimi: «Li mando a tuo fratello», minacciava lui facendo leva sul disonore che tali riprese avrebbero provocato in patria. I video erano stati caricati su YouTube e mandati via cellulare anche ad altri pakistani, a lei sconosciuti, che poi le mandavano dei messaggi: «Sei veramente bella».

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Molesta la connazionale e la riprende nuda in doccia: condannato a 2 anni e mezzo

In tribunale è finito B.A. di origine pakistana, trentenne che all’epoca dei fatti, nell’estate del 2019, coabitava con la giovane

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Condividevano tutti lo stesso alloggio, lui, lei, il marito della donna, e altri connazionali di origine pakistana. Proprio di quel rapporto di coabitazione lui aveva approfittato per allungare le mani sulla giovane, cercando il contatto fisico, provando a palpeggiarla nelle parti intime. E, vista la ritrosia della ragazza, le aveva anche intimato: «La smetto solo se mi baci». Ma il coinquilino sarebbe andato oltre: per convincere la vittima a piegarsi alle sue volontà l’aveva ripresa nuda in bagno, con una telecamera nascosta, minacciando di mandare il video ai parenti in Pakistan. E aveva detto che si presentava così nel bagno della scuola, così da ostacolare il desiderio della ragazza di imparare e di aprirsi alla cultura occidentale.

Una vicenda di molestie quella denunciata da una ventiseienne residente in un rione a nord di Novara. Il suo racconto ha portato in tribunale il connazionale B.A., trentenne che all’epoca dei fatti, nell’estate del 2019, coabitava con la giovane: è stato condannato a 2 anni e mezzo di carcere per violenza sessuale e del reato di «interferenze illecite nella vita privata», relativamente alle immagini riprese in più occasioni mentre lei si stava facendo la doccia. Il difensore aveva chiesto l’assoluzione, anche se l’imputato non si è mai presentato a rendere una propria versione dei fatti.

Lei, invece, sentita in aula ha detto: «Era insistente e un giorno, con la scusa di insegnarmi a guidare, mi ha portata in giro in auto e, fermatosi in un parchetto, mi ha abbracciata per baciarmi. Sono scappata. Con mio marito lui negava, diceva che ero come una sorella, e che si prendeva cura di me». In base a quanto ricostruito nel corso del processo, il trentenne non gradiva le frequentazioni della connazionale con italiani, la sua volontà di frequentare la scuola, di parlare con persone di sesso maschile. Da qui i ricatti con i video in cui lei era nuda o in momenti intimi: «Li mando a tuo fratello», minacciava lui facendo leva sul disonore che tali riprese avrebbero provocato in patria. I video erano stati caricati su YouTube e mandati via cellulare anche ad altri pakistani, a lei sconosciuti, che poi le mandavano dei messaggi: «Sei veramente bella».

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