Dopo una giornata di più che giustificato silenzio la società Igor Volley si è fatta sentire. Lo ha fatto, come si legge in un comunicato diffuso dal club, al fine «di preservare e tutelare il proprio staff e le proprie atlete, già profondamente colpite dal dolore per la perdita di una compagna di squadra e amica”. In particolare la società ha voluto nuovamente precisare che “nessun messaggio di addio è stato inviato da Julia, in alcuna forma, a compagne di squadra, staff tecnico o dirigenza; e che sono da considerarsi assolutamente false anche le indiscrezioni secondo cui persone terze, preoccupate per le condizioni di Julia, avrebbero contattato prima della tragedia alcune compagne di squadra»
Comprensibilmente scossa la squadra, ma anche la dirigenza: «Quando quasi quarant’anni fa ho fondato Agil Volley, l’ho fatto per offrire una opportunità alle ragazze in difficoltà, affinché attraverso i valori positivi dello sport potessero trovare o recuperare serenità e stabilità – ha detto la presidente suor Giovanna Saporiti – Oggi ci sentiamo tutti impotenti e sconfitti, per non essere riusciti a intercettare il disagio di Julia e per non avere avuto la possibilità di intervenire in tempo».
«La tragica fine di Julia ci ha lasciati attoniti, affranti e distrutti – ha aggiunto il patron Fabio Leonardi – Non conosciamo, perché non ci ha mai dato minimamente modo di sospettarne l’esistenza, e probabilmente non conosceremo mai il disagio e il dolore che Julia si portava dentro, pesante fino al punto di diventare insostenibile».
Alle loro parole si sono aggiunte quelle diffuse dalla squadra: «Avremmo tanto voluto che Julia condividesse con noi il suo dolore, perché nella vita come nello sport qualsiasi ostacolo diventa più facile da superare se lo si affronta assieme, come una squadra. Vi chiediamo sostegno e supporto, vi chiediamo di starci vicino».
Per le autorità turche, infine, l’inchiesta sarebbe chiusa ed è arrivato il nulla osta per il rimpatrio della salma. Già prima di domani dovrebbero rientrare in Italia anche il d.g. Enrico Marchioni e il medico sociale.