No ai documenti con il Green Pass. Sartoretti, Fipe: «Cambia tutto, ma per noi non è più facile»

Dopo le dichiarazioni della ministra dell'Interno Luciana Lamorgese, inevitabili le polemiche tra esercenti e ristoratori

«Non si può pensare che i controlli sul Green Pass vengano fatti dalle le forze dell’ordine perché questo sarebbe distogliere dal loro compito prioritario che è garantire la sicurezza,ma non escludo qualche controllo a campione da parte della polizia amministrativa. La regola è che venga richiesto il Green Pass senza il documento di identità». Sono le parole della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese che hanno segnato, di fatto, un cambio di passo da parte del Governo sul tema del Green Pass all’ingresso di bar e ristoranti.

«In caso di mancata verifica della certificazione, può essere elevata una sanzione pecuniaria da 400 a 1.000 euro sia a carico dell’esercente che dell’utente. Nel caso in cui la violazione fosse ripetuta per tre volte in tre giorni diversi, il locale potrebbe essere chiuso da 1 a 10 giorni» ha aggiunto Lamorgese.

Inevitiabili le polemiche tra gli esercenti. Il direttore generale della Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe) di Confcommercio, Roberto Calugi, dichiara: «Apprezziamo le parole del ministro Lamorgese sul fatto che non spetti ai gestori controllare i documenti, perché questo andrebbe oltre i loro doveri, ma è bene che si faccia chiarezza: se una persona esibisce un Green pass di un’altra persona e viene scoperto nei controlli a campione della polizia, un barista non può esserne responsabile e rischiare a sua volta una sanzione. Perciò bisogna intervenire sul quadro sanzionatorio: si modifichi la norma o almeno si diffonda una circolare ministeriale».

Sul territorio, il presidente di Fipe Alto Piemonte, Massimo Sartoretti, afferma: «Un’altra legge che lascia senza parole, subito modificata il giorno dopo, discriminatoria nei confronti della nostra categoria, in modo particolare per chi non ha a disposizione il dehor. L’idea di far vaccinare più persone possibili è plausibile, ma allora l’obbligo del Green Pass avrebbe dovuto esserci per qualunque attività».

«Finora ho chiesto agli associati di tenere un profilo basso e di non assumere enfasi da poliziotto in una situazione che ci ha creato problemi fin dal primo giorno. Ora cambia tutto, ma non significa che per noi sia più facile, anzi. Credo che l’unica strada percorribile sia quella di chiedere ai clienti se sono in possesso del Green Pass, ma non di obbligarli a esibirlo – conclude Sartoretti -. Seguiremo le regole che ci vengono imposte, ma solo per non rischiare di dover chiudere un’altra volta a ottobre dopo una stagione, questa estiva, che anche per colpa del meteo non è mai partita».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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No ai documenti con il Green Pass. Sartoretti, Fipe: «Cambia tutto, ma per noi non è più facile»

Dopo le dichiarazioni della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, inevitabili le polemiche tra esercenti e ristoratori

«Non si può pensare che i controlli sul Green Pass vengano fatti dalle le forze dell’ordine perché questo sarebbe distogliere dal loro compito prioritario che è garantire la sicurezza,ma non escludo qualche controllo a campione da parte della polizia amministrativa. La regola è che venga richiesto il Green Pass senza il documento di identità». Sono le parole della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese che hanno segnato, di fatto, un cambio di passo da parte del Governo sul tema del Green Pass all’ingresso di bar e ristoranti.

«In caso di mancata verifica della certificazione, può essere elevata una sanzione pecuniaria da 400 a 1.000 euro sia a carico dell’esercente che dell’utente. Nel caso in cui la violazione fosse ripetuta per tre volte in tre giorni diversi, il locale potrebbe essere chiuso da 1 a 10 giorni» ha aggiunto Lamorgese.

Inevitiabili le polemiche tra gli esercenti. Il direttore generale della Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe) di Confcommercio, Roberto Calugi, dichiara: «Apprezziamo le parole del ministro Lamorgese sul fatto che non spetti ai gestori controllare i documenti, perché questo andrebbe oltre i loro doveri, ma è bene che si faccia chiarezza: se una persona esibisce un Green pass di un’altra persona e viene scoperto nei controlli a campione della polizia, un barista non può esserne responsabile e rischiare a sua volta una sanzione. Perciò bisogna intervenire sul quadro sanzionatorio: si modifichi la norma o almeno si diffonda una circolare ministeriale».

Sul territorio, il presidente di Fipe Alto Piemonte, Massimo Sartoretti, afferma: «Un’altra legge che lascia senza parole, subito modificata il giorno dopo, discriminatoria nei confronti della nostra categoria, in modo particolare per chi non ha a disposizione il dehor. L’idea di far vaccinare più persone possibili è plausibile, ma allora l’obbligo del Green Pass avrebbe dovuto esserci per qualunque attività».

«Finora ho chiesto agli associati di tenere un profilo basso e di non assumere enfasi da poliziotto in una situazione che ci ha creato problemi fin dal primo giorno. Ora cambia tutto, ma non significa che per noi sia più facile, anzi. Credo che l’unica strada percorribile sia quella di chiedere ai clienti se sono in possesso del Green Pass, ma non di obbligarli a esibirlo – conclude Sartoretti -. Seguiremo le regole che ci vengono imposte, ma solo per non rischiare di dover chiudere un’altra volta a ottobre dopo una stagione, questa estiva, che anche per colpa del meteo non è mai partita».

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore