Lascia il suo lavoro in Senegal, per raggiungere il marito nel Novarese, ma è l’inizio di un calvario, fatto di vessazioni casalinghe, insulti, minacce, schiaffi, e soprattutto di privazione della libertà: «Non ho più potuto andare a lavorare, perché non voleva che realizzassi le mie aspirazioni». La denuncia di una donna di 35 anni, oggi ospitata in una casa protetta dopo l’allontanamento dalla casa famigliare, ha portato alla condanna dell’ex convivente, A.S., 51 anni, a 3 anni e 3 mesi di reclusione per maltrattamenti in famiglia. Il pm aveva chiesto 3 anni parlando anche di violazione dei diritti della Costituzione come quello di poter lavorare; il difensore, invece, aveva chiesto l’assoluzione sostenendo che si trattasse di una coppia litigiosa, che viveva una situazione di conflittualità che però non aveva mai superato i limiti.
Si tratta di fatti avvenuti nell’Aronese, raccontati agli assistenti sociali e poi ai carabinieri di Castelletto Ticino: la donna era arrivata in Italia quattro anni fa e fin dall’inizio erano iniziate discussioni fra le mura domestiche. Lei, infatti, aveva da subito manifestato la sua voglia di imparare, di capire le tradizioni del paese in cui si trovava. In internet aveva visto dei corsi online di lingue italiana e, quando aveva detto al marito che voleva iscriversi, lui era andato su tutte le furie. L’uomo non voleva nemmeno che lei uscisse per portare il loro bambino al parco. Aveva paura che potesse incontrare altre persone e instaurare amicizie.