Una nonna residente nel territorio dell’Asl di Vercelli ha donato un rene al proprio nipote sottoposto a dialisi, ma l’organo è risultato incompatibile ed è stato trasporto a Roma ed è stato utilizzato per un altro paziente. Si tratta della prima donazione di rene da donatore vivente nel contesto del programma “Kidney Paired Donation” (KPD) avvenuta la scorsa settimana al Centro trapianto renale diretto dal prof. Vincenzo Cantaluppi dell’ospedale di Novara.
Questo programma è basato su un “sistema domino” che è riservato a coppie (donatore e ricevente) che per motivi immunologici risultino non compatibili tra di loro e che, quindi, non possono procedere direttamente alla donazione e al successivo trapianto per l’elevato rischio di sviluppare una reazione di rigetto. Per questo motivo i Centri trapianti renali possono usufruire di questo programma KPD ormai sviluppato sia a livello nazionale che internazionale, proprio con lo scopo di “incrociare” donatori e riceventi e permettere con la formazione di una vera e propria “catena” il maggior numero possibile di trapianti, privilegiando la scelta donatore/ricevente su dei criteri biologici/immunologici piuttosto che affettivi.
Nel caso della scorsa settimana, la donatrice è stata una nonna che, proprio a causa dell’incompatibilità immunologica, non ha potuto donare direttamente il proprio rene al nipote che era in rientrato in dialisi dopo l’esaurimento funzionale di un precedente trapianto. Grazie proprio al programma KPD, il nipote aveva già ricevuto qualche settimana prima un nuovo trapianto renale sempre nella struttura novarese: l’organo della nonna è andato (sistema domino) a altro paziente compatibile.
E’ ormai passata una settimana dalla donazione della nonna, un atto di grande amore già di per sé speciale e reso ancora più straordinario dallo sforzo collettivo di diversi professionisti sanitari e dalla Polizia di Stato che ha messo a disposizione la Lamborghini utilizzata ad hoc per il trasporto di organi urgenti, consentendo il trapianto del rene prelevato alla nostra fantastica nonna in un ricevente residente in altra regione. A sua volta, il donatore di quest’ultimo ricevente fuori regione nelle prossime settimane donerà a un altro paziente uremico il proprio rene e così via, garantendo, appunto, il maggior numero di trapianti possibile e con un rischio immunologico ridotto.
«Al programma KPD – spiega Cantaluppi – possono partecipare solo i Centri Trapianto con alta esperienza nel trapianto di rene da donatore vivente, proprio come la Aou di Novara, dove solo dal 2015 sono stati eseguiti 112 trapianti da donatore vivente che rappresenta oggi la migliore opzione terapeutica per la terapia della malattia renale cronica in fase avanzata, garantendo anche una sopravvivenza del rene trapiantato più a lungo di quanto viene solitamente osservato nei trapianti renali da donatore deceduto. Per questi motivi, il CNT e tutti i centri trapianti renali stanno cercando di incrementare negli ultimi anni il numero di trapianti da donatore vivente anche grazie al programma KPD sopra citato».