Novara, detenuto di 19 anni si suicida in carcere. La garante Pisano: «Non un caso sia avvenuto a fine pena»

Si tratta del suicidio numero 45 dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane. Il presidente della Camera penale Brustia: «Smuovere la politica, iniziativa il 4 luglio». Interviene il garante regionale

Un detenuto di soli 19 anni (avrebbe compiuto i 20 il prossimo 30 giugno) si è tolto la vita questa mattina nella sua cella del carcere di Novara. Era stato trasferito da poco, l’11 giugno scorso, da Torino, e sarebbe tornato in libertà il prossimo 17 agosto. Il ragazzo è trovato impiccato dagli agenti della Polizia penitenziaria ed è stato subito soccorso, ma ormai era troppo tardi.

Si tratta del suicidio numero 45 dall’inizio dell’anno nelle carceri italiane.

«Un fatto tristissimo che ci tocca da vicino – commenta la garante cittadina dei detenuti, Nathalie Pisano -. Oggi sono stata in carcere tutto il pomeriggio, dove tra l’altro ho conosciuto in questa infausta circostanza la nuova direttrice che si è insediata da pochi giorni, e davvero non ci sono parole per commentare quanto accaduto. Un ragazzo giovanissimo, di origine algerina, che era stato visitato dall’equipe del carcere e non aveva presentato alcun problema, senza alcun riferimento in Italia, e senza nessuna prospettiva una volta fuori: una costante per chi si trova in libertà e non sa dove andare. Non è un caso che molti dei suicidi in carcere siano avvenuti proprio a fine pena».

«Un episodio che fa sentire ancora più forte l’esigenza di fare qualcosa per smuovere la politica che da anni si disinteressa di questo problema» commenta il presidente della Camera penale di Novara, Alessandro Brustia rilanciando l’iniziativa del 4 luglio: alle 10, davanti a uno “speaker’s corner” nei pressi dell’ingresso del tribunale si alterneranno avvocati penalisti, magistrati, i garanti comunali e regionale dei detenuti, politici locali e persone comuni per dire basta ai suicidi in carcere.

Solo ieri il garante dei detenuti del Piemonte, Bruno Mellano, scriveva così sul sito del consiglio regionale: «Il numero di persone che si sono tolte la vita nelle carceri italiane, dall’inizio dell’anno, ha raggiunto la tragica quota di 44, con una forte incidenza nel periodo delle festività natalizie e un’allarmante escalation in questi ultimi giorni, con l’arrivo del caldo: si teme un’estate drammatica e un anno da record assoluto, dopo gli 85 suicidi del 2022 e i 69 del 2023. Come Conferenza nazionale abbiamo voluto non fermarci all’indispensabile denuncia della situazione, ma abbiamo provato – con appelli e documenti – a indicare soluzioni praticabili qui e ora. Occorre – intanto – avere l’onestà intellettuale di ammettere che, in attesa delle migliori riforme di sistema, serve immediatamente qualche provvedimento urgente che permetta di dare concretezza all’esecuzione penale esterna per chi sia a fine pena o abbia una condanna da scontare inferiore a un anno, garantendo percorsi di presa in carico fra il dentro e il fuori, che sappiamo rappresentare la risposta più giusta ed efficace contro la recidiva».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Novara, detenuto di 19 anni si suicida in carcere. La garante Pisano: «Non un caso sia avvenuto a fine pena»

Si tratta del suicidio numero 45 dall’inizio dell’anno nelle carceri italiane. Il presidente della Camera penale Brustia: «Smuovere la politica, iniziativa il 4 luglio». Interviene il garante regionale

Un detenuto di soli 19 anni (avrebbe compiuto i 20 il prossimo 30 giugno) si è tolto la vita questa mattina nella sua cella del carcere di Novara. Era stato trasferito da poco, l'11 giugno scorso, da Torino, e sarebbe tornato in libertà il prossimo 17 agosto. Il ragazzo è trovato impiccato dagli agenti della Polizia penitenziaria ed è stato subito soccorso, ma ormai era troppo tardi.

Si tratta del suicidio numero 45 dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane.

«Un fatto tristissimo che ci tocca da vicino - commenta la garante cittadina dei detenuti, Nathalie Pisano -. Oggi sono stata in carcere tutto il pomeriggio, dove tra l'altro ho conosciuto in questa infausta circostanza la nuova direttrice che si è insediata da pochi giorni, e davvero non ci sono parole per commentare quanto accaduto. Un ragazzo giovanissimo, di origine algerina, che era stato visitato dall'equipe del carcere e non aveva presentato alcun problema, senza alcun riferimento in Italia, e senza nessuna prospettiva una volta fuori: una costante per chi si trova in libertà e non sa dove andare. Non è un caso che molti dei suicidi in carcere siano avvenuti proprio a fine pena».

«Un episodio che fa sentire ancora più forte l'esigenza di fare qualcosa per smuovere la politica che da anni si disinteressa di questo problema» commenta il presidente della Camera penale di Novara, Alessandro Brustia rilanciando l'iniziativa del 4 luglio: alle 10, davanti a uno "speaker’s corner" nei pressi dell’ingresso del tribunale si alterneranno avvocati penalisti, magistrati, i garanti comunali e regionale dei detenuti, politici locali e persone comuni per dire basta ai suicidi in carcere.

Solo ieri il garante dei detenuti del Piemonte, Bruno Mellano, scriveva così sul sito del consiglio regionale: «Il numero di persone che si sono tolte la vita nelle carceri italiane, dall'inizio dell'anno, ha raggiunto la tragica quota di 44, con una forte incidenza nel periodo delle festività natalizie e un'allarmante escalation in questi ultimi giorni, con l'arrivo del caldo: si teme un'estate drammatica e un anno da record assoluto, dopo gli 85 suicidi del 2022 e i 69 del 2023. Come Conferenza nazionale abbiamo voluto non fermarci all’indispensabile denuncia della situazione, ma abbiamo provato – con appelli e documenti – a indicare soluzioni praticabili qui e ora. Occorre – intanto – avere l'onestà intellettuale di ammettere che, in attesa delle migliori riforme di sistema, serve immediatamente qualche provvedimento urgente che permetta di dare concretezza all'esecuzione penale esterna per chi sia a fine pena o abbia una condanna da scontare inferiore a un anno, garantendo percorsi di presa in carico fra il dentro e il fuori, che sappiamo rappresentare la risposta più giusta ed efficace contro la recidiva».

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