«Sei brutta, sporca. Preferirei ucciderti e andare in carcere piuttosto che continuare a vivere con te». Queste soltanto alcune delle frasi che l’uomo avrebbe in più occasioni indirizzato alla moglie. In casa, per la giovane donna, la situazione era diventata insostenibile, anche perché, a dare man forte al marito, si erano messi anche i suoceri. Anzi, tutto ruotava attorno a loro. Aveva resistito per anni, poi, quando erano cominciati anche calci, pugni, strattonamenti, la decisione di andare dalle forze dell’ordine e raccontare la sua terribile esperienza.
La sua denuncia, presentata ormai diversi anni fa, nel maggio del 2015, ha portato sul banco degli imputati in tribunale a Novara, con l’accusa di maltrattamenti in famiglia, il marito C.H., marocchino di 25 anni, e i genitori di lui, B.H, e F.M., di 78 e 72 anni, tutti domiciliati a Novara. Negano gli addebiti.
Nel ripercorrere in aula il periodo delle violenze domestiche la donna ha cercato di ridimensionare un po’ la gravità delle accuse nei confronti del compagno, sostenendo che il vero problema erano i suoceri: «Lui faceva quello che gli dicevano i suoi genitori».
La polizia, fra il marzo e il maggio di quell’anno, era intervenuta diverse volte nell’abitazione della coppia: «La vittima faceva fatica ad esprimersi in italiano, ma era evidente che soffriva e viveva una situazione di malessere. A un certo punto si era anche allontanata da casa», hanno detto gli agenti. Il processo proseguirà in autunno per ascoltare altri testimoni.