Questa mattina, 21 marzo, anche Novara era presente a Milano al corteo nazionale per la XXVIII Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie organizzato da Libera e Avviso Pubblico.
A sfilare tra le settantamila persone, secondo gli organizzatori, c’erano anche il capogruppo della Lega in consiglio, Gaetano Picozzi, in rappresentanza del Comune, la consigliera comunale Cinzia Spilinga, il consigliere regionale e segretario del Pd, Domenico, i delegati di Libera Novara e alcuni iscritti e iscritte al Partito Democratico.
Sul palco allestito in piazza Duomo è intervenuto il presidente di Avviso Pubblico, Roberto Montà, che nel suo discorso ha ricordato come «le mafie di oggi non siano quelle di trent’anni fa: hanno consenso tra gli amministratori, i dirigenti pubblici e gli imprenditori».
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha poi dato il via alla lettura dei nomi delle 1.069 vittime; ha poi proseguito l’elenco il prefetto di Milano, Renato Saccone, seguito da altri tra cui la segretaria del Pd, Elly Schlein, il segretario generale Cgil, Maurizio Landini e il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni. A conclusione della lettura dei nomi è salito sul palco l’ex magistrato Giancarlo Caselli.
Il lungo intervento del presidente e fondatore di Libera, don Luigi Ciotti, in cui sono state ricordate anche le vittime di Cutro, ha chiuso la manifestazione: «Ricordare tutte le vittime innocenti della violenza criminale mafiosa è fondamentale e questa è una giornata che noi abbiamo fortemente voluto – ha detto -. Non dobbiamo neanche dimenticarci che l’80% dei familiari non conosce la verità o ne conosce solo una parte. Eppure le verità passeggiano per le vie della nostra città; c’è chi ha visto, c’è chi sa».
I nomi delle vittime innocenti delle mafie sono stati letti anche ieri, 20 marzo, davanti al Municipio di Torino nella manifestazione promossa da Libera Piemonte. «Alla politica spetta il compito di chiedersi come arrivare prima, senza deleghe alla magistratura e alle forze dell’ordine che arrivano inevitabilmente dopo – ha detto per l’occasione Rossi -. La lotta alle mafie non è solo repressione, ma richiede una rivoluzione culturale di cui tutti dobbiamo sentirci responsabili. Anche in Piemonte dove negli ultimi decenni le grandi inchieste hanno certificato il radicamento delle mafie nel nostro territorio. Dobbiamo essere consapevoli che la vera forza delle mafie sta fuori dalle mafie, nella debolezza dei colonizzati, nella loro arrendevolezza, disponibilità, ma anche nella scarsa capacità di organizzazione degli “altri”, di quelli che mafiosi non sono. Per questo occorre continuare a elaborare politiche necessarie alla costruzione di comunità “inospitali” per ogni cultura mafiosa mettendo al centro la scuola, le politiche sociali e le politiche attive del lavoro».