Novara, lavoratori di mense e pulizie scolastiche in piazza

Presidio davanti alla Prefettura questa mattina dove si sono ritrovati poco meno di un centinaio di  lavoratori delle mense e pulizie scolastiche in occasione della giornata di mobilitazione nazionale, indetta dalle tre sigle sindacali di categoria, per portare all’attenzione la situazione in cui si sono venuti a trovare gli addetti della ristorazione del settore scolastico (ma anche aziendale) che da tempo hanno smesso di lavorare ma che, soprattutto, non sanno quando potranno riprendere. I sindacalisti sono stati ricevuti dal Prefetto.

 

 

«Chiediamo al Governo – dice Mattia Rago della Fisascat Cisl – di estendere la copertura degli ammortizzatori sociali, portandola  a 27 settimane. Ora l’ammortizzatore finisce a giugno e abbiamo le ultime 4 settimane da spalmare, ma se le usiamo adesso, arriviamo a settembre nelle medesime  condizioni in cui ci troviamo ora. C’è poi tutto il problema che riguarda la ripresa: a settembre riaprono le scuole ma non ci sono linee guida per quanto riguarda la consumazione dei pasti nei plessi scolastici. Se così fosse gli addetti verrebbero ridotti» e da qui la grande preoccupazione per il loro futuro.

«Una situazione gravosa – dicono dalla Filcams Cgil – che deve essere risolta quanto prima. Riguarda tantissimi lavoratori su Novara per questo è stata portata anche all’attenzione del Prefetto per mettere in luce ulteriori difficoltà che sono emerse in questo periodo di emergenza sanitaria. Parliamo di una platea di lavoratori prevalentemente femminile, con posizioni di part time, quindi con difficoltà economiche già riferite già al tipo di contratto di lavoro e che durante il periodo Covid hanno avuto un ulteriore danno per la mancata retribuzione». Alcune aziende hanno anticipato l’ammortizzatore sociale, altre no.

«Da 15 anni lavoro nella ristorazione scolastica – dice un’addetta –  Sono pagata fino alla chiusura della scuola elementare, cioè fino agli inizi di giugno, poi ho la sospensione fino al rientro alle scuole a settembre. In questi mesi retribuzione zero. Adesso sono a casa dal 23 febbraio, l’azienda ci ha aperto il Fondo integrazione salariale (Fis, ndr) quindi ho un minimo di rientro, ma ho comunque problemi economici. In famiglia avevamo programmato delle spese alle quali ora non riusciamo a far fronte. Abbiamo sospeso tutto quello che potevamo sospendere, anche il mutuo. Mio marito è stato fermo due mesi e la cassa in deroga è arrivata solo qualche giorno fa. Per il futuro? Non sappiamo niente…riaprono le scuole ma non si sa se riapriranno anche le mense».

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Novara, lavoratori di mense e pulizie scolastiche in piazza

Presidio davanti alla Prefettura questa mattina dove si sono ritrovati poco meno di un centinaio di  lavoratori delle mense e pulizie scolastiche in occasione della giornata di mobilitazione nazionale, indetta dalle tre sigle sindacali di categoria, per portare all’attenzione la situazione in cui si sono venuti a trovare gli addetti della ristorazione del settore scolastico (ma anche aziendale) che da tempo hanno smesso di lavorare ma che, soprattutto, non sanno quando potranno riprendere. I sindacalisti sono stati ricevuti dal Prefetto.

 

 

«Chiediamo al Governo – dice Mattia Rago della Fisascat Cisl – di estendere la copertura degli ammortizzatori sociali, portandola  a 27 settimane. Ora l’ammortizzatore finisce a giugno e abbiamo le ultime 4 settimane da spalmare, ma se le usiamo adesso, arriviamo a settembre nelle medesime  condizioni in cui ci troviamo ora. C’è poi tutto il problema che riguarda la ripresa: a settembre riaprono le scuole ma non ci sono linee guida per quanto riguarda la consumazione dei pasti nei plessi scolastici. Se così fosse gli addetti verrebbero ridotti» e da qui la grande preoccupazione per il loro futuro.

«Una situazione gravosa – dicono dalla Filcams Cgil – che deve essere risolta quanto prima. Riguarda tantissimi lavoratori su Novara per questo è stata portata anche all’attenzione del Prefetto per mettere in luce ulteriori difficoltà che sono emerse in questo periodo di emergenza sanitaria. Parliamo di una platea di lavoratori prevalentemente femminile, con posizioni di part time, quindi con difficoltà economiche già riferite già al tipo di contratto di lavoro e che durante il periodo Covid hanno avuto un ulteriore danno per la mancata retribuzione». Alcune aziende hanno anticipato l’ammortizzatore sociale, altre no.

«Da 15 anni lavoro nella ristorazione scolastica – dice un’addetta –  Sono pagata fino alla chiusura della scuola elementare, cioè fino agli inizi di giugno, poi ho la sospensione fino al rientro alle scuole a settembre. In questi mesi retribuzione zero. Adesso sono a casa dal 23 febbraio, l’azienda ci ha aperto il Fondo integrazione salariale (Fis, ndr) quindi ho un minimo di rientro, ma ho comunque problemi economici. In famiglia avevamo programmato delle spese alle quali ora non riusciamo a far fronte. Abbiamo sospeso tutto quello che potevamo sospendere, anche il mutuo. Mio marito è stato fermo due mesi e la cassa in deroga è arrivata solo qualche giorno fa. Per il futuro? Non sappiamo niente…riaprono le scuole ma non si sa se riapriranno anche le mense».

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