Novara piange padre Ennio Staid, fondatore della comunità di Agognate

Si è spento questa mattina all’età di 93 anni padre Ennio Staid, fondatore della comunità dei frati domenicani di Agognate. Da tempo soffriva di una malattia cardiaca e negli ultimi mesi le sue condizioni si erano aggravate.

Padre Staid ha fondato la comunità di Agognate, chiamata Fraternità domenicana, nel 1989, cinque anni dipoi essere arrivato a Novara. Dopo aver conseguito la laurea in Economia e commercio, a 33 anni aveva preso i voti entrando nell’ordine dei domenicani; successivamente si era laureato in Teologia.

Ha scritto numerose pubblicazioni e per tutta la vita si è dedicato ai poveri.

Il sindaco Alessandro Canelli ha usato proprio le parole di padre Ennio per ricordarlo: «Non ho mai amato la povertà, ma ho sempre desiderato i poveri. Mi è sempre piaciuto stare con loro, sentirli parlare, rimanere estasiato davanti alla loro incrollabile fiducia, in questo loro attaccamento alla vita. Nella casa di un povero si sente la vita che circola tra gli stracci, ha il sapore del sudore e sprizza da ogni suppellettile come una marcia che erompa da una ignota fanfara e guida verso il sacrario della casa, di ogni povero».

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Novara piange padre Ennio Staid, fondatore della comunità di Agognate

Si è spento questa mattina all'età di 93 anni padre Ennio Staid, fondatore della comunità dei frati domenicani di Agognate. Da tempo soffriva di una malattia cardiaca e negli ultimi mesi le sue condizioni si erano aggravate.

Padre Staid ha fondato la comunità di Agognate, chiamata Fraternità domenicana, nel 1989, cinque anni dipoi essere arrivato a Novara. Dopo aver conseguito la laurea in Economia e commercio, a 33 anni aveva preso i voti entrando nell'ordine dei domenicani; successivamente si era laureato in Teologia.

Ha scritto numerose pubblicazioni e per tutta la vita si è dedicato ai poveri.

Il sindaco Alessandro Canelli ha usato proprio le parole di padre Ennio per ricordarlo: «Non ho mai amato la povertà, ma ho sempre desiderato i poveri. Mi è sempre piaciuto stare con loro, sentirli parlare, rimanere estasiato davanti alla loro incrollabile fiducia, in questo loro attaccamento alla vita. Nella casa di un povero si sente la vita che circola tra gli stracci, ha il sapore del sudore e sprizza da ogni suppellettile come una marcia che erompa da una ignota fanfara e guida verso il sacrario della casa, di ogni povero».

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