Novara scende ancora una volta in piazza per Ahmad Djalali

Novara scende ancora una volta in piazza per Ahmad Djalali. Domani, martedì 2 marzo, alle 18, di fronte alla sede comunale di Palazzo Cabrino, Comune di Novara e Amnesty International organizzano un sit in per lanciare l’ennesimo appello a favore del professore universitario detenuto nel carcere di Evin, in Iran.

Era il 26 novembre quando associazioni, consiglieri comunali e cittadini si erano ritrovati davanti al municipio per manfiestazione contro l’illegittima detenzione di Djalali. Due giorni prima, infatti, è stata l’ultima volta in cui il professore è riuscito a parlare con la moglie Vida, prima di entrare in isolamento con l’informazione che sarebbe stato giustiziato il giorno dopo. Da allora non si hanno più notizie.

«Ahmad è detenuto in carcere con l’accusa di spionaggio dal 25 aprile del 2016 – dicono i referenti di Amnesty -. Il 24 novembre 2020 Ahmadreza Djalali ha chiamato per l’ultima volta sua moglie Vida dopo un silenzio lungo 7 settimane: e le ha detto “addio”, perché gli era stato comunicato che sarebbe stato isolato nel braccio della morte ed il giorno seguente eseguita l’esecuzione. Eravamo qui in quelle terribili ore di estenuante attesa, insieme al Sindaco di Novara, Alessandro Canelli, a Luca Ragazzoni, suo amico, al rettore dell’Università e a molti di voi che anche solo con un messaggio e l’immagine di una candela hanno dato vita a un’infinita fiaccolata di solidarietà, che da allora continua a restare accesa attraverso le nostre pagine online. L’esecuzione è stata rinviata quel giorno e altre due volte; l’ultima sospensione è arrivata il 16 dicembre e questo ci fece sperare che fossero in atto le trattative diplomatiche per la sua liberazione, ma di Ahmad da allora non si sa più nulla se non che gli è vietato telefonare alla moglie Vida e alla sua famiglia a Teheran. Ahmad dalle ultime notizie che ci sono pervenute aveva perso 24 kg e aveva urgente bisogno di cure mediche»

«Siamo preoccupati per la sua salute e temiamo che le sue condizioni in questi ultimi mesi siano peggiorate ulteriormente – continua AMnesty -. Per questo domani mattina (2 marzo) una delegazione della Sezione italiana di Amnesty International si recherà davanti all’Ambasciata dell’Iran per mostrare il suo volto provato, nell’ultima immagine che abbiamo di Ahmad, perché le nostre richieste possano aiutarci a chiedere che questa situazione inaccettabile termini subito e lui possa tornare a casa, dalla sua famiglia e, prima di tutto, che possa mettersi in contatto con Vida per rassicurarla».

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Novara scende ancora una volta in piazza per Ahmad Djalali

Novara scende ancora una volta in piazza per Ahmad Djalali. Domani, martedì 2 marzo, alle 18, di fronte alla sede comunale di Palazzo Cabrino, Comune di Novara e Amnesty International organizzano un sit in per lanciare l’ennesimo appello a favore del professore universitario detenuto nel carcere di Evin, in Iran. Era il 26 novembre quando associazioni, consiglieri comunali e cittadini si erano ritrovati davanti al municipio per manfiestazione contro l'illegittima detenzione di Djalali. Due giorni prima, infatti, è stata l'ultima volta in cui il professore è riuscito a parlare con la moglie Vida, prima di entrare in isolamento con l'informazione che sarebbe stato giustiziato il giorno dopo. Da allora non si hanno più notizie. «Ahmad è detenuto in carcere con l’accusa di spionaggio dal 25 aprile del 2016 - dicono i referenti di Amnesty -. Il 24 novembre 2020 Ahmadreza Djalali ha chiamato per l’ultima volta sua moglie Vida dopo un silenzio lungo 7 settimane: e le ha detto "addio", perché gli era stato comunicato che sarebbe stato isolato nel braccio della morte ed il giorno seguente eseguita l’esecuzione. Eravamo qui in quelle terribili ore di estenuante attesa, insieme al Sindaco di Novara, Alessandro Canelli, a Luca Ragazzoni, suo amico, al rettore dell’Università e a molti di voi che anche solo con un messaggio e l'immagine di una candela hanno dato vita a un’infinita fiaccolata di solidarietà, che da allora continua a restare accesa attraverso le nostre pagine online. L’esecuzione è stata rinviata quel giorno e altre due volte; l’ultima sospensione è arrivata il 16 dicembre e questo ci fece sperare che fossero in atto le trattative diplomatiche per la sua liberazione, ma di Ahmad da allora non si sa più nulla se non che gli è vietato telefonare alla moglie Vida e alla sua famiglia a Teheran. Ahmad dalle ultime notizie che ci sono pervenute aveva perso 24 kg e aveva urgente bisogno di cure mediche» «Siamo preoccupati per la sua salute e temiamo che le sue condizioni in questi ultimi mesi siano peggiorate ulteriormente - continua AMnesty -. Per questo domani mattina (2 marzo) una delegazione della Sezione italiana di Amnesty International si recherà davanti all’Ambasciata dell’Iran per mostrare il suo volto provato, nell’ultima immagine che abbiamo di Ahmad, perché le nostre richieste possano aiutarci a chiedere che questa situazione inaccettabile termini subito e lui possa tornare a casa, dalla sua famiglia e, prima di tutto, che possa mettersi in contatto con Vida per rassicurarla».

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