Novara scende in piazza per chiedere ancora una volta la liberazione del ricercatore iraniano Ahmad Djalali incarcerato dal 2016 e condannato a morte nell’ottobre 2017 per il reato di “corruzione sulla terra”, al termine di un processo profondamente iniquo celebrato dalla sezione 15 del Tribunale rivoluzionario di Teheran. Il sit in è in programma per oggi, venerdì 26 gennaio, dalle 17 alle 19 di fronte al municipio in via Rosselli.
Le ultime notizie risalgono allo scorso 20 dicembre quando, un giorno dopo la condanna all’ergastolo del tribunale svedese dell’ex dirigente delle prigioni Hamid Nouri per il ruolo avuto nel massacro delle carceri del 1988, gli organi d’informazione statali iraniani hanno diffuso un video di propaganda contenente la “confessione” forzata di Djalali.
Diana Eltahawy, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord ha dichiarato: “Le autorità iraniane stanno minacciando di eseguire la condanna a morte di Djalali per rappresaglia, dopo che le loro richieste d’invertire il corso della giustizia in Svezia sono rimaste inevase. Questo crudele gioco con la vita di Djalali, subito dopo che un tribunale svedese aveva confermato in appello la condanna all’ergastolo dell’ex dirigente delle prigioni Hamid Nouri per il ruolo avuto nel
massacro delle carceri del 1988, aumenta le preoccupazioni che le autorità iraniane stiano tenendo in ostaggio Djalali per indurre la Svezia a uno scambio di prigionieri».
Il 22 dicembre, secondo quanto riferito dai familiari di Djalali, un funzionario del potere giudiziario ha visitato il detenuto informandolo che il verdetto di colpevolezza e la condanna a morte erano stati “confermati” e che sarebbero stati “attuati presto”.