Non c’è qualcuno in Italia a cui il nome Caritas Diocesana suoni sconosciuto. Per molti è sinonimo di assistenza verso chi ha bisogno: centri di ascolto, mense, presenza sul territorio. Ma anche esempio di prossimità consapevole e coscienza civile nel documentare l’evoluzione della povertà e dell’immigrazione o valutare l’efficacia delle politiche pubbliche.
La Caritas di Novara compie 50 anni – uno in meno rispetto a quella nazionale che nel 2022 ne festeggia 51 – che non è un traguardo di arrivo, ma una tappa da cui ripartire per affrontare le nuove sfide imposte dalla società, guardando alle esigenze della città e dei sui abitanti. Con i suoi 54 centri di ascolto dislocati su tutto il territorio della diocesi e i 600 volontari, dopo mezzo secolo la Caritas continua a essere un solido punto di riferimento.
«L’ultimo articolo del nostro statuto sottolinea l’importanza della funzione pedagogica – spiega il direttore della Caritas di Novara, don Giorgio Borroni -. Viviamo in un momento storico in cui gli scenari sono molto preoccupanti, ma quello che ci diciamo sempre è che non possiamo solo assistere le persone fragili, dobbiamo anche accompagnarle ed educarle. Il problema dei rincari, che ci riguarda tutti, va affrontato non solo pagando le bollette a chi non ce la fa, ma anche ribadendo un corretto stile di vita che va nella direzione di un risparmio energetico e magari di qualche rinuncia, ma che è educativa verso noi stessi e gli altri».
Per quanto riguarda il tema del lavoro, don Borroni afferma che «bisogna tornare a riflettere sulle opportunità e su quello che viene messo a disposizione a livello nazionale: uno strumento come il reddito di cittadinanza, ad esempio, non è risolutivo e demotiva le persone a rimettersi in gioco. Dall’altro lato, però, si apre tutto il nuovo problema abitativo: Novara rappresenta e, nel futuro, rappresenterà sempre di più un polo lavorativo importantissimo, soprattutto per quanto riguarda il settore della logistica, è un dato di fatto. Ma chi arriva in città per lavorare nei centri logistici, non troverà mai una casa in affitto con un contratto di lavoro che viene rinnovato, quando va bene, ogni tre mesi. La questione è ben nota e va affrontata congiuntamente coinvolgendo anche le istituzioni: bisogna sedersi intorno a un tavolo individuando le strutture che possono essere riconvertite in centri di accoglienza per lavoratori. Mi vengono in mente le parrocchie che hanno edifici ormai sovradimensionati rispetto alle attività che svolgono; oppure il De Pagave, almeno nella parte vuota e che non è ancora stata destinata, ma anche l’ex seminario. Sarà necessario tornare agli anni Settanta quando si affittava una stanza con il bagno e la cucina in comune a prezzi calmierati».
Casa e lavoro, dunque, sono le sfide che vengono affrontate anche nei centri di ascolto: «In passato le persone venivano da noi a chiedere aiuto – continua il direttore -. Ora sono le agenzie interinali che ci chiamano perché carenti di personale. Per questo motivo abbiamo proposto di aprire nelle nostre sedi gli sportelli lavoro così che si possa agire in un’attività di rete congiunta e stilare dei report. Resta comunque il problema dei migranti: molti di quelli che hanno un impiego, lavorano nel metalmeccanico e spesso hanno contratti di lavoro con garanzie ben maggiori rispetto ad altri settori. Nonostante questo, molto spesso non trovano alcun italiano disposto ad affittare loro una casa».
Intanto il percorso per l’anniversario dei 50 anni prosegue domenica 9 ottobre alle 14.30 al cinema San Carlo di Arona dove è in programma l’incontro dal titolo “Le tre vie della carità” al quale saranno presenti tutti gli ultimi direttori: oltre a don Borroni, don Francesco Galiazzi, don Natale Allegra e don Dino Campiotti. Relatori del pomeriggio saranno il vescovo Franco Giulio Brambilla con un intervento sul tema “La Via del Vangelo; il direttore della Caritas italiana, don Marco Pagniello che parlerà di “La Via degli Ultimi” e Johnny Dotti, pedagogista, imprenditore sociale e presidente di della Rete Communia su “La Via della Creatività”.
«Sarà una giornata dedicata alle prospettive future di un territorio che è molto variegato: in città c’è più povertà economica, con necessità di beni materiali; sui laghi e ancora di più nelle valli c’è più solitudine e richiesta di relazioni e vicinanza» conclude don Borroni.
Sabato 15, invece, alle 10 alla Casa di Giorno mattinata dedicata alla figura di don Aldo Mercoli, fondatore del centro diurno per anziani e direttore della Caritas.