Nuovi spazi per il pronto soccorso. Percorsi separati per i pazienti sospetti Covid

Il pronto soccorso dell’ospedale Maggiore di Novara si trasforma per accogliere, in due percorsi distinti i sospetti pazienti Covid da quelli non Covid. Il primo intervento del valore di 400 mila euro, rientra nel cosiddetto “progetto Arcuri” per potenziare le strutture sanitarie ed è stato inaugurato ieri, venerdì 12 febbraio: due cavedi sono stati modificati in spazi sanitari fruibili grazie alla progettazione del servizio di gestione tecnico-economale diretta dall’ingegnere Vincenzo Bruno condivisa con il direttore del pronto soccorso e rettore dell’Upo Giancarlo Avanzi.

Un primo pre triage premette di creare percorsi separati: i pazienti non Covid seguono io normale accesso, quelli Covid o sospetti vengono accolti in un’area triage appositamente dedicata e dotata di una stanza degenza temporanea, chiamata Obi-Covid, con cinque letti monitorati corredati delle più moderne tecnologie.

«Il pronto soccorso avrebbe avuto comunque bisogno di essere ampliato – ha detto Avanzi – il Covid ci ha insegnato che questo è il luogo dove è necessario intervenire per dare al paziente il migliore percorso possibile. Grazie a tutti i medici e gli infermieri che oltre allo stress quotidiano hanno anche sopportato il rumore dei lavori di cantiere».

Il secondo intervento, da 2 milioni di euro, invece, sarà concluso entro la fine dell’anno e prevede la realizzazione di una nuova terapia intensiva e di una nuova sub intensiva sopra l’attuale pronto soccorso. L’ultimo, invece, prevede un ulteriore ampliamento dell’area dedicata al pronto Soccorso dove ora è installata la tenda della Croce Rossa grazie alla collaborazione con il comune di Novara.

«Stiamo assistendo a un campagna vaccinale che è negativamente condizionata dall’arrivo delle dosi – ha affermato il sindaco Alessandro Canelli -. Noi dobbiamo correre più veloci del virus, ma il nostro Paese ancora non lo sta facendo».

«Il vaccino è il nostro salvacondotto – ha dichiarato il direttore generale dell’ospedale Mario Minola -. Quest’anno in Italia sino state 100 mila morti in più rispetto all’anno scorso, ma noi abbiamo il dovere di curare non solo i malati i Covid, ma anche quelli affetti da altrettante gravi malattie».

«L’ospedale Maggiore è stato tra i primi in Italia a utilizzare le risorse dl progetto Arcuri – ha detto l’assessore regionale all’Università e all’Innovazione Matteo Marnati -. Siamo fiduciosi che entro aprile arriveranno le dosi promesse e partiremo anche con le vaccinazioni dei lavoratori dei servizi essenziali. Nessuna gara, ma il Piemonte si distingue anche in questa campagna vaccinale, merito delle Asl e del loro personale. Inoltre abbiamo approvato la possibilità di dare fondi ai medici di medicina generale per il loro coinvolgimento nella campagna vaccinale dei 70-79enni e persone vulnerabili: il 60% dei medici ha già aderito».

Marnati ha poi annunciato che «sono stati portati avanti quattro progetti sulla gestione della pandemia Covid presentati dall’Università del Piemonte Orientale in collaborazione con l’ospedale e che il nucleo di valutazione sta esaminando: un investimento da 10 milioni di euro».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Nuovi spazi per il pronto soccorso. Percorsi separati per i pazienti sospetti Covid

Il pronto soccorso dell’ospedale Maggiore di Novara si trasforma per accogliere, in due percorsi distinti i sospetti pazienti Covid da quelli non Covid. Il primo intervento del valore di 400 mila euro, rientra nel cosiddetto “progetto Arcuri” per potenziare le strutture sanitarie ed è stato inaugurato ieri, venerdì 12 febbraio: due cavedi sono stati modificati in spazi sanitari fruibili grazie alla progettazione del servizio di gestione tecnico-economale diretta dall’ingegnere Vincenzo Bruno condivisa con il direttore del pronto soccorso e rettore dell’Upo Giancarlo Avanzi.

Un primo pre triage premette di creare percorsi separati: i pazienti non Covid seguono io normale accesso, quelli Covid o sospetti vengono accolti in un’area triage appositamente dedicata e dotata di una stanza degenza temporanea, chiamata Obi-Covid, con cinque letti monitorati corredati delle più moderne tecnologie.

«Il pronto soccorso avrebbe avuto comunque bisogno di essere ampliato – ha detto Avanzi – il Covid ci ha insegnato che questo è il luogo dove è necessario intervenire per dare al paziente il migliore percorso possibile. Grazie a tutti i medici e gli infermieri che oltre allo stress quotidiano hanno anche sopportato il rumore dei lavori di cantiere».

Il secondo intervento, da 2 milioni di euro, invece, sarà concluso entro la fine dell’anno e prevede la realizzazione di una nuova terapia intensiva e di una nuova sub intensiva sopra l’attuale pronto soccorso. L’ultimo, invece, prevede un ulteriore ampliamento dell’area dedicata al pronto Soccorso dove ora è installata la tenda della Croce Rossa grazie alla collaborazione con il comune di Novara.

«Stiamo assistendo a un campagna vaccinale che è negativamente condizionata dall’arrivo delle dosi – ha affermato il sindaco Alessandro Canelli -. Noi dobbiamo correre più veloci del virus, ma il nostro Paese ancora non lo sta facendo».

«Il vaccino è il nostro salvacondotto – ha dichiarato il direttore generale dell’ospedale Mario Minola -. Quest’anno in Italia sino state 100 mila morti in più rispetto all’anno scorso, ma noi abbiamo il dovere di curare non solo i malati i Covid, ma anche quelli affetti da altrettante gravi malattie».

«L’ospedale Maggiore è stato tra i primi in Italia a utilizzare le risorse dl progetto Arcuri – ha detto l’assessore regionale all’Università e all’Innovazione Matteo Marnati -. Siamo fiduciosi che entro aprile arriveranno le dosi promesse e partiremo anche con le vaccinazioni dei lavoratori dei servizi essenziali. Nessuna gara, ma il Piemonte si distingue anche in questa campagna vaccinale, merito delle Asl e del loro personale. Inoltre abbiamo approvato la possibilità di dare fondi ai medici di medicina generale per il loro coinvolgimento nella campagna vaccinale dei 70-79enni e persone vulnerabili: il 60% dei medici ha già aderito».

Marnati ha poi annunciato che «sono stati portati avanti quattro progetti sulla gestione della pandemia Covid presentati dall’Università del Piemonte Orientale in collaborazione con l’ospedale e che il nucleo di valutazione sta esaminando: un investimento da 10 milioni di euro».

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