A fine settembre l’assessore alla Sanità regionale, Luigi Icardi, aveva dichiarato che entro trenta giorni da quella data, la Regione avrebbe rivisto l’accordo di programma per il nuovo ospedale di Novara (la Città della Salute e della Scienza) e che entro tre mesi sarebbe stata in grado di indire una nuova gara d’appalto. Quella scaduta il 20 settembre, infatti, era andata deserta. Inizialmente erano stati sette i raggruppamenti d’impresa che avevano manifestato l’interesse a partecipare, ma a quella data non era pervenuta alcuna offerta. La motivazione era stata individuata nell’aumento dei prezzi delle materie prime indotto dalla gravità della situazione pandemica e quindi scoraggiato le aziende a partecipare al bando.
Subito era scattato l’allarme da parte di tutti i soggetti coinvolti, primo fra tutti il presidente della Regione Alberto Cirio che, però, aveva assicurato l’impegno del ministero della Salute a prorogare la concessione del finanziamento. Il costo dell’intervento, infatti, è di 322 milioni di euro comprensivi di spese tecniche e oneri di cui 220 milioni a carico del privato; il contributo pubblico, invece, ammonta a 100 milioni di euro, 95 dei quali a carico del Ministero, 5 milioni della Regione. Alla stazione appaltante, l’ospedale Maggiore, spetta il pagamento annuale del canone di disponibilità che avverà attraverso la vendita del patrimonio immobiliare (leggi qui).
Durante la seduta di Quarta commissione del 5 ottobre, Icardi aveva relazionato: «Non appena il Nucleo di Valutazione del Ministero, ragionevolmente entro un paio di mesi, avrà dato il parere sulla revisione dei prezzi e sul nuovo quadro economico si potrà procedere con la nuova gara d’appalto».
Sul tema era intervenuto anche il vicepresidente della Commissione e consigliere del Pd, Domenico Rossi, dichiarando: «L’assessore ha ipotizzato un ritardo di quattro mesi sulla realizzazione dell’opera. Credo sia una previsione ottimistica su cui vigileremo con rigore».
A oggi l’iter non sembra avere subito intoppi, ma viene comunque da chiedersi: c’è la luce in fondo al tunnel?
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