Omicidio di Pombia, il mandante condannato in Appello a 26 anni

La Corte di Torino ha ribaltato la sentenza del 2019 emessa dall'Assise di Novara: condannato l'imprenditore Giuseppe Cauchi

La Corte d’Appello di Torino ha inflitto 26 anni di carcere all’imprenditore edile Giuseppe Cauchi, 54 anni, residente a Busto Arsizio, ritenuto il mandante dell’omicidio di Matteo Mendola, 32 anni, avvenuto il 4 aprile del 2017 nei boschi di Pombia. Un sentenza che ribalta quella emessa nel novembre del 2019 dalla Corte di Assise di Novara.

Cauchi si era sempre dichiarato innocente e, a chiamarlo in causa, era stato l’esecutore materiale del delitto, Antonio Lembo, insieme al complice Angelo Mancino, già condannati a 30 anni in abbreviato.

Il movente dell’omicidio non è mai stato del tutto chiario, ma secondo la ricostruzione della procura di Novara, era da ricondurre a una questione di debiti che l’imprenditore avrebbe contratto con la famiglia della vittima.

Mendola, gelese d’origine e residente a Busto Arsizio, fu ucciso con due proiettili, poi colpito una dozzina di volte con il calcio della pistola e infine con una batteria d’auto, nei boschi in frazione San Giorgio di Pombia. Il suo corpo, abbandonato nei pressi di una fabbrica dismessa, fu trovato casualmente da un pensionato la mattina successiva.

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Omicidio di Pombia, il mandante condannato in Appello a 26 anni

La Corte di Torino ha ribaltato la sentenza del 2019 emessa dall’Assise di Novara: condannato l’imprenditore Giuseppe Cauchi

La Corte d’Appello di Torino ha inflitto 26 anni di carcere all’imprenditore edile Giuseppe Cauchi, 54 anni, residente a Busto Arsizio, ritenuto il mandante dell’omicidio di Matteo Mendola, 32 anni, avvenuto il 4 aprile del 2017 nei boschi di Pombia. Un sentenza che ribalta quella emessa nel novembre del 2019 dalla Corte di Assise di Novara.

Cauchi si era sempre dichiarato innocente e, a chiamarlo in causa, era stato l’esecutore materiale del delitto, Antonio Lembo, insieme al complice Angelo Mancino, già condannati a 30 anni in abbreviato.

Il movente dell’omicidio non è mai stato del tutto chiario, ma secondo la ricostruzione della procura di Novara, era da ricondurre a una questione di debiti che l’imprenditore avrebbe contratto con la famiglia della vittima.

Mendola, gelese d’origine e residente a Busto Arsizio, fu ucciso con due proiettili, poi colpito una dozzina di volte con il calcio della pistola e infine con una batteria d’auto, nei boschi in frazione San Giorgio di Pombia. Il suo corpo, abbandonato nei pressi di una fabbrica dismessa, fu trovato casualmente da un pensionato la mattina successiva.

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