Omicidio pensionato di Sant’Andrea: Cassazione conferma 8 anni alla colf

Era a processo per omicidio volontario: condannata a 16 anni e mezzo in primo grado a Novara, lo scorso anno la Corte d'Appello di Torino le aveva riconosciuto le attenuanti

Sentenza definitiva: ha ucciso per reagire e respingere un tentativo di molestia sessuale. La Corte di Cassazione, respingendo il ricorso della difesa dell’imputata e anche la richiesta della sue procura generale che chiedeva un annullamento con rinvio a un nuovo Appello per valutare la scriminante della legittima difesa, ha confermato la condanna a 8 anni di carcere nei confronti di Mide Ndreu, la colf cinquantaduenne che il 24 novembre 2021 ha accoltellato a morte il pensionato Antonio Amicucci, 68 anni, nella casa dell’uomo per cui lavorava come collaboratrice domestica, nel rione di Sant’Andrea. Era a processo per omicidio volontario: condannata a 16 anni e mezzo in primo grado a Novara, lo scorso anno la Corte d’Appello di Torino le aveva riconosciuto le attenuanti generiche e quella specifica della provocazione, negate in primo grado a Novara, e aveva ridotto la pena a 8 anni di reclusione. E’ quanto dovrà scontare ora la donna, che si trova agli arresti domiciliari.

Secondo le indagini dei carabinieri, la mattina di quel 24 novembre, la donna, dopo aver subito una avance sessuale, l’ennesima secondo le ricostruzioni, aveva impugnato un coltello da cucina e aveva colpito tredici volte Amicucci, in particolare al petto e all’addome. Per l’uomo, già affetto da diverse problematiche di salute, non c’era stata via di scampo. Lei stessa era poi corsa dai vicini per chiamare i soccorsi, per poi essere arrestata non appena erano arrivate le prime pattuglie dell’Arma. Fin dalle prime dichiarazioni ai carabinieri, la colf aveva parlato delle molestie subite da tempo e aveva giustificato l’accoltellamento come legittima difesa, mettendo in evidenza di aver reagito d’impeto e senza volontà di uccidere il pensionato che le dava lavoro. Un lavoro che, nonostante le molestie, aveva continuato a svolgere perché le servivano i soldi per far fronte alle emergenze famigliari..

Una perizia psichiatrica concessa in Appello lo scorso anno l’ha riconosciuta capace di intendere e volere, e di stare in giudizio.

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Omicidio pensionato di Sant’Andrea: Cassazione conferma 8 anni alla colf

Era a processo per omicidio volontario: condannata a 16 anni e mezzo in primo grado a Novara, lo scorso anno la Corte d’Appello di Torino le aveva riconosciuto le attenuanti

Sentenza definitiva: ha ucciso per reagire e respingere un tentativo di molestia sessuale. La Corte di Cassazione, respingendo il ricorso della difesa dell’imputata e anche la richiesta della sue procura generale che chiedeva un annullamento con rinvio a un nuovo Appello per valutare la scriminante della legittima difesa, ha confermato la condanna a 8 anni di carcere nei confronti di Mide Ndreu, la colf cinquantaduenne che il 24 novembre 2021 ha accoltellato a morte il pensionato Antonio Amicucci, 68 anni, nella casa dell’uomo per cui lavorava come collaboratrice domestica, nel rione di Sant’Andrea. Era a processo per omicidio volontario: condannata a 16 anni e mezzo in primo grado a Novara, lo scorso anno la Corte d’Appello di Torino le aveva riconosciuto le attenuanti generiche e quella specifica della provocazione, negate in primo grado a Novara, e aveva ridotto la pena a 8 anni di reclusione. E’ quanto dovrà scontare ora la donna, che si trova agli arresti domiciliari.

Secondo le indagini dei carabinieri, la mattina di quel 24 novembre, la donna, dopo aver subito una avance sessuale, l’ennesima secondo le ricostruzioni, aveva impugnato un coltello da cucina e aveva colpito tredici volte Amicucci, in particolare al petto e all’addome. Per l’uomo, già affetto da diverse problematiche di salute, non c’era stata via di scampo. Lei stessa era poi corsa dai vicini per chiamare i soccorsi, per poi essere arrestata non appena erano arrivate le prime pattuglie dell’Arma. Fin dalle prime dichiarazioni ai carabinieri, la colf aveva parlato delle molestie subite da tempo e aveva giustificato l’accoltellamento come legittima difesa, mettendo in evidenza di aver reagito d’impeto e senza volontà di uccidere il pensionato che le dava lavoro. Un lavoro che, nonostante le molestie, aveva continuato a svolgere perché le servivano i soldi per far fronte alle emergenze famigliari..

Una perizia psichiatrica concessa in Appello lo scorso anno l’ha riconosciuta capace di intendere e volere, e di stare in giudizio.

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