Opera Pia Curti, due dipendenti ancora positive. È allarme

«Due operatrici della casa di riposo Opera Pia Curti di Borgomanero sono risultate di nuovo positive al Covid 19 – rende noto la Fisascat Cisl in una nota – dopo che, terminata la quarantena, erano risultate negative ai due tamponi successivi di controllo».

E riparte un nuovo periodo di quarantena con tutte le implicazioni del caso, per loro (entrambe asintomatiche) e per la struttura nella quale avevano ripreso a lavorare. E il sindacato chiede chiarimenti.

«La domanda che sorge spontanea e che giriamo al Sisp  (Servizio Igiene Sanità Pubblica, ndr) – dice Mattia Rago della Fisascat Piemonte Orientale – è: il test che la prima volta è risultato negativo e che aveva reso idonee le operatrici alla ripresa lavorativa, è stato un falso negativo? Oppure è possibile che il virus, debellato, possa ripresentarsi a distanza di un mese?».

 

 

«Dal punto di vista umano, prima ancora che sindacale – aggiunge – ci limitiamo ad evidenziare che questi lavoratori, che nuovamente e giustamente, per la tutela di tutti, si ritrovano in quarantena, sono rimasti a casa in isolamento dagli inizi d’aprile ed ora si trovano a rivivere la medesima situazione, senza ricevere alcuna forma di assistenza psicologica né tantomeno una terapia».

La situazione presenta ripercussioni non fisiche ma psicologiche non indifferenti. «Dopo un primo tampone positivo ad aprile, sono stata a casa in quarantena – racconta provata una delle due operatrici – Poi due tamponi negativi e il 9 giugno sono tornata al lavoro; ho sempre lavorato con tutti i dispositivi necessari previsti, mascherine, visiere e occhiali; poi il 2 luglio nuovo tampone, e il pomeriggio successivo mi hanno comunicato che ero positiva ed ora sono di nuovo a casa. Non ho niente, nessun sintomo, sto bene ma psicologicamente sto molto male. Non mi aspettavo questo risultato. Vivo sola ed è stata una situazione pesante».

«Dopo esserti negativizzata non è che la prendi bene -dice l’altra collega – Sto bene, non ho nulla. La prima volta dici “va bene”,  l’ho preso e faccio la quarantena ma adesso è dura perché non ti capaciti, sia fuori che sul lavoro ho osservato tutte le disposizioni e quando è arrivato il risultato è stato un colpo».

La vicenda presenta però anche un altro aspetto non indifferente. «Alla luce di questi nuovi casi – dice infatti Rago – la struttura dovrà nuovamente mettere in atto tutte forme di tutela degli ospiti e degli operatori in servizio, con la possibilità che si riduca la forza lavoro e che il personale presente si trovi nuovamente a sopportare carichi di lavoro di dodici ore al giorno senza il rispetto delle ore di riposo tra un turno e l’altro e senza poter garantire il servizio a tutti gli ospiti presenti in struttura, come già successo in precedenza. Abbiamo chiesto all’Asl e al sindaco di Borgomanero di fornirci risposte e di attivare strumenti utili per aiutare tutti quei lavoratori che si trovano in queste condizioni insostenibili».

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Opera Pia Curti, due dipendenti ancora positive. È allarme

«Due operatrici della casa di riposo Opera Pia Curti di Borgomanero sono risultate di nuovo positive al Covid 19 - rende noto la Fisascat Cisl in una nota - dopo che, terminata la quarantena, erano risultate negative ai due tamponi successivi di controllo». E riparte un nuovo periodo di quarantena con tutte le implicazioni del caso, per loro (entrambe asintomatiche) e per la struttura nella quale avevano ripreso a lavorare. E il sindacato chiede chiarimenti. «La domanda che sorge spontanea e che giriamo al Sisp  (Servizio Igiene Sanità Pubblica, ndr) - dice Mattia Rago della Fisascat Piemonte Orientale - è: il test che la prima volta è risultato negativo e che aveva reso idonee le operatrici alla ripresa lavorativa, è stato un falso negativo? Oppure è possibile che il virus, debellato, possa ripresentarsi a distanza di un mese?».     «Dal punto di vista umano, prima ancora che sindacale - aggiunge - ci limitiamo ad evidenziare che questi lavoratori, che nuovamente e giustamente, per la tutela di tutti, si ritrovano in quarantena, sono rimasti a casa in isolamento dagli inizi d’aprile ed ora si trovano a rivivere la medesima situazione, senza ricevere alcuna forma di assistenza psicologica né tantomeno una terapia». La situazione presenta ripercussioni non fisiche ma psicologiche non indifferenti. «Dopo un primo tampone positivo ad aprile, sono stata a casa in quarantena - racconta provata una delle due operatrici - Poi due tamponi negativi e il 9 giugno sono tornata al lavoro; ho sempre lavorato con tutti i dispositivi necessari previsti, mascherine, visiere e occhiali; poi il 2 luglio nuovo tampone, e il pomeriggio successivo mi hanno comunicato che ero positiva ed ora sono di nuovo a casa. Non ho niente, nessun sintomo, sto bene ma psicologicamente sto molto male. Non mi aspettavo questo risultato. Vivo sola ed è stata una situazione pesante». «Dopo esserti negativizzata non è che la prendi bene -dice l’altra collega - Sto bene, non ho nulla. La prima volta dici “va bene”,  l’ho preso e faccio la quarantena ma adesso è dura perché non ti capaciti, sia fuori che sul lavoro ho osservato tutte le disposizioni e quando è arrivato il risultato è stato un colpo». La vicenda presenta però anche un altro aspetto non indifferente. «Alla luce di questi nuovi casi - dice infatti Rago - la struttura dovrà nuovamente mettere in atto tutte forme di tutela degli ospiti e degli operatori in servizio, con la possibilità che si riduca la forza lavoro e che il personale presente si trovi nuovamente a sopportare carichi di lavoro di dodici ore al giorno senza il rispetto delle ore di riposo tra un turno e l’altro e senza poter garantire il servizio a tutti gli ospiti presenti in struttura, come già successo in precedenza. Abbiamo chiesto all’Asl e al sindaco di Borgomanero di fornirci risposte e di attivare strumenti utili per aiutare tutti quei lavoratori che si trovano in queste condizioni insostenibili».

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