A meno di una settimana dall’incidente ferroviario di Brandizzo, avvenuto nella notte fra il 30 e il 31 agosto, e costato la vita a cinque operai, circa 2 mila persone provenienti da tutto il Piemonte e anche da Liguria, Emilia Romagna e Lombardia, esponenti delle associazioni di categoria, del mondo politico e delle istituzioni, si sono unite ieri, 4 settembre, al corteo silenzioso organizzato da Cgil, Cisl e Uil a Vercelli.
Una manifestazione per commemorare i cinque operai travolti dal treno durante i lavori di manutenzione ai binari, ma anche per lanciare un messaggio chiaro al governo. Per i sindacati lo slogan è uno solo “Non abbiamo più parole”. «Michael Zanera era un nostro iscritti, così come il papà di Kevin Laganà, e questo rende la tragedia ancora più difficile per noi – racconta Elena Ugazio, segretaria Cisl Piemonte Orientale, tra gli organizzatori del corteo -. C’era tutta la città e questo è stato il segnale dell’unità di intenti. La manifestazione è stata organizzata per dimostrare vicinanza alle famiglie colpite, ma riteniamo che questa vicinanza vada dimostrata ogni giorno parlando di salute e sicurezza, L’incontro con il prefetto è stato molto proficuo: la nostra richiesta di metterci intorno a un tavolo per fare prevenzione, cultura e formazione sulla sicurezza è stata ben condivisa. Tutti dobbiamo capire che la sicurezza non è un costo ma un investimento».
«Una reazione importante che però non basta: di manifestazioni ne abbiamo fatte tante e spesso stancano chi ha subito una tragedia come questa – commenta il segretario provinciale Cgil Novara e Vco che ha accompagnato il segretario nazionale Maurizio Landini -. Le chiamano morti bianche, ma hanno nomi e cognomi: si chiamano profitto che nasce nel sottobosco dei subappalti dove ci sono persone costrette a lavorare in condizioni disagevoli e con misura di sicurezza ridotte. Ora si deve fare luce sul caso e poi aprire una discussione. Prima dell’estate abbiamo avuto un incontro con il governatore Cirio portando 25 esposti nei confronti di note aziende piemontesi che non rispettano i dettami della 626. Non ci sono abbastanza controlli, non c’è personale che dovrebbe vigilare e sanzionare: serve che il governo si attivi».