Quasi quattro anni fa, nel 2017, il Movimento 5 Stelle aveva chiesto la realizzazione di un progetto che dotasse la città di Novara di orti urbani per dare ai cittadini la possibilità di coltivare piccoli appezzamenti in aree attrezzate. L’obiettivo era quello di avviare l’autoproduzione di ortaggi per i soggetti più svantaggiati coinvolgendo anche scuole e associazioni a fini pedagogici e per gli anziani per favorirne l’aggregazione. Il 24 aprile 2017 il consiglio comunale ha approvato all’unanimità la mozione dei 5 Stelle; dopo circa 1 anno e mezzo, durante il consiglio comunale del 31 ottobre 2018, i 5 Stelle hanno presentato l’interrogazione 332 nella quale chiedevano le ragioni del ritardo nella concretizzazione della richiesta.
«In quell’occasione – spiegano i consiglieri del Movimento, Mario Iacopino, Cristina Macarro e Paola Vigotti – ci era stato risposto che il progetto non era ancora partito perché essendo molto importante, volevano farlo bene. E che comunque già c’era una bozza di regolamento e la commissione ci sarebbe stata a breve. La risposta suonò come una mezza beffa. Infatti dopo due anni sono cambiati alcuni assessori, non è stata convocata alcuna commissione, non è stato definito il regolamento, non sono usciti i bandi, non sono stati individuati con certezza i terreni e Novara non ha gli orti urbani».
A tre anni e mezzo dall’approvazione unanime del consiglio comunale, nella seduta dello scroso 23 dicembre i 5 Stelle hanno nuovamente presentato un’interrogazione chiedendo conto della mancata realizzazione del progetto. «L’evolversi della tematica degli orti urbani è correttamente ricostruita con l’interrogazione – ha risposto l’assessore Mario Paganini -. Nel tempo trascorso si sono svolti diversi incontri tecnici al fine di definire la migliore strategia: per questo motivo si è giunti alla conclusione che questo progetto non può riassumersi in una realizzazione di mera opera pubblica, ma deve ricomprendere un più ampio contesto e studio di natura sociale».
Secondo l’assessore e gli uffici competenti «pensiamo di poter presentare un regolamento degli orti sociali entro aprile 2021 preceduto da una serie di commissioni nel mese di marzo. L’allestimento di un’area ad orti di media grandezza (2.500/4.000 mq) e la firma dell’accordo tra cittadini e amministrazione, si inserisce in un range economico che può variare tra i 40 mila euro per un avvio minimale e non strutturato, fino a raggiungere i 120 mila euro per una realizzazione più complessa e completa dotata di servizi igienici, aree comuni e recinzioni. Abbiamo avuto difficoltà a reperire le risorse in quanto è stato effettuato un cambiamento di impostazione da orti urbani a orti sociali. Inoltre il periodo del lockdown ha “bloccato” le iniziative sociali in tal senso, iniziative propedeutiche all’attivazione delle risorse economiche conseguenziali».
Paganini ha poi proseguito dichiarando di aver preso contatti con alcune cooperative del territorio: «In particolar modo nelle province della Regione Lombardia più prossime a noi, mentre altri contatti sono stati presi con realtà private locali già avviate sul tema di orticoltura di prossimità di cui un esempio attivo è l’orto della Bicocca attivato dalla Cooperativa Sociale Emmaus. Tali incontri hanno permesso di focalizzare quelli che sono i punti di forza e soprattutto i punti di debolezza di una progettazione di questo tipo».
«Sostenere ora che l’impostazione sia stata rivista per passare da orti urbani a orti sociali e che questo abbia prodotto rallentamenti, non ha senso – replicano i consiglieri -. Siamo sicuri della buona fede dell’assessore Paganini, ma la nostra mozione approvata all’unanimità quasi quattro anni fa, parlava proprio di orti sociali in quanto il nome fu modificato dopo un emendamento della maggioranza) e descriveva già in modo chiarissimo l’ambito di realizzazione del progetto, gli obiettivi da raggiungere e i soggetti da coinvolgere. Inoltre richiamare la tragedia della pandemia come uno dei motivi del ritardo in virtù di un mutato quadro sociale non fa che suscitare ulteriori perplessità. Anche la questione dei finanziamenti non ha molto senso. In tanti altri comuni esistono orti urbani e il loro costo varia molto in base alle dimensioni e si può cominciare con piccoli lotti, procedendo per gradi. Spesso sono stati coinvolti sponsor privati, possono essere chieste compensazioni a chi gode di varianti, in molte città gli utenti versano piccoli abbonamenti annuali per coprire le spese di gestione. Insomma, la mancara realizzazione è frutto dell’incapacità dell’amministrazione Canelli nel gestire questo progetto o c’è stata la volontà di non portarlo proprio a termine».