Ospedale Maggiore, eseguito un intervento chirurgico d’avanguardia

Il 2020 sarà tristemente ricordato come l’annus horribilis per il nostro sistema sanitario, chiamato a rispondere a un’emergenza pandemica globale che ha investito il Paese e, in particolare, il Piemonte. Ma c’è anche chi, fortunatamente, lo ricorderà come l’anno in cui la vita è tornata a essere vivibile, grazie a un intervento di ricostruzione chirurgica che ha costituito per certi versi l’ultima occasione, il punto di non ritorno oltre il quale la speranza di guarire svanisce.

È successo a Novara, dove una donna 42enne di origini albanesi ha vinto la sua sfida grazie all’équipe medica guidata dal professor Sergio Gentilli, direttore della Struttura Complessa a Direzione Universitaria di Clinica chirurgica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Maggiore della Carità”, che le ha completamente ricostruito l’esofago.

 

 

Nel 2018 alla donna era stata diagnosticata una forma di carcinoma dell’esofago cervicale particolarmente grave, trattata dapprima con la radioterapia e, in seguito all’inefficacia del trattamento, con l’asportazione chirurgica di laringe-faringe ed esofago. Nei quindici mesi successivi, nonostante i tentativi di ricostruzione chirurgica del canale alimentare, tutti falliti per il rigetto dell’organismo e la necrosi dei tessuti trapiantati, la giovane donna ha sopravvissuto grazie a una sonda di alimentazione posizionata nell’intestino tenue. Fino a che la sua famiglia non ha deciso di chiedere il supporto del team italiano del professor Gentilli, oggi professore associato di Chirurgia generale al Dipartimento di Scienze della salute dell’Università del Piemonte Orientale, che dopo aver valutato il caso clinico ha accettato di accogliere a Novara la paziente per sottoporla a una pratica chirurgica davvero rischiosa a causa della storia clinica pregressa.

«Abbiamo sottoposto la paziente – spiega il professor Gentilli – ad approfondite indagini diagnostiche e per immagini finalizzate a escludere la persistenza della malattia neoplastica e alla valutazione della possibilità di utilizzare il colon in sostituzione dell’esofago mancante. Tutto ciò ci ha permesso di poter dare un’indicazione chirurgica.» L’intervento, eseguito a Novara il 30 ottobre, è durato 6 ore e vi hanno partecipato anche il chirurgo plastico Giovanni Verna e il chirurgo toracico Ottavio Rena. «Abbiamo prelevato una lunga ansa colica comprendente il colon destro e trasverso nel rispetto dei peduncoli vascolari – continua il professor Gentilli – Questa porzione è stata fatta giungere per via retrosternale fino al faringostoma sottomentoniero e l’intervento è stato poi completato con una plastica di copertura con l’utilizzo di una parte del muscolo grande pettorale».

Oggi la paziente è al settimo giorno di decorso post operatorio regolare, condizioni che giustificano l’ottimismo dei medici, certi che dalla metà della prossima settimana la signora possa tornare ad alimentarsi in maniera autonoma e, finalmente, per via orale.

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Ospedale Maggiore, eseguito un intervento chirurgico d’avanguardia

Il 2020 sarà tristemente ricordato come l’annus horribilis per il nostro sistema sanitario, chiamato a rispondere a un’emergenza pandemica globale che ha investito il Paese e, in particolare, il Piemonte. Ma c’è anche chi, fortunatamente, lo ricorderà come l’anno in cui la vita è tornata a essere vivibile, grazie a un intervento di ricostruzione chirurgica che ha costituito per certi versi l’ultima occasione, il punto di non ritorno oltre il quale la speranza di guarire svanisce.

È successo a Novara, dove una donna 42enne di origini albanesi ha vinto la sua sfida grazie all’équipe medica guidata dal professor Sergio Gentilli, direttore della Struttura Complessa a Direzione Universitaria di Clinica chirurgica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Maggiore della Carità”, che le ha completamente ricostruito l’esofago.

 

 

Nel 2018 alla donna era stata diagnosticata una forma di carcinoma dell’esofago cervicale particolarmente grave, trattata dapprima con la radioterapia e, in seguito all’inefficacia del trattamento, con l’asportazione chirurgica di laringe-faringe ed esofago. Nei quindici mesi successivi, nonostante i tentativi di ricostruzione chirurgica del canale alimentare, tutti falliti per il rigetto dell’organismo e la necrosi dei tessuti trapiantati, la giovane donna ha sopravvissuto grazie a una sonda di alimentazione posizionata nell’intestino tenue. Fino a che la sua famiglia non ha deciso di chiedere il supporto del team italiano del professor Gentilli, oggi professore associato di Chirurgia generale al Dipartimento di Scienze della salute dell’Università del Piemonte Orientale, che dopo aver valutato il caso clinico ha accettato di accogliere a Novara la paziente per sottoporla a una pratica chirurgica davvero rischiosa a causa della storia clinica pregressa.

«Abbiamo sottoposto la paziente – spiega il professor Gentilli – ad approfondite indagini diagnostiche e per immagini finalizzate a escludere la persistenza della malattia neoplastica e alla valutazione della possibilità di utilizzare il colon in sostituzione dell’esofago mancante. Tutto ciò ci ha permesso di poter dare un’indicazione chirurgica.» L’intervento, eseguito a Novara il 30 ottobre, è durato 6 ore e vi hanno partecipato anche il chirurgo plastico Giovanni Verna e il chirurgo toracico Ottavio Rena. «Abbiamo prelevato una lunga ansa colica comprendente il colon destro e trasverso nel rispetto dei peduncoli vascolari – continua il professor Gentilli – Questa porzione è stata fatta giungere per via retrosternale fino al faringostoma sottomentoniero e l’intervento è stato poi completato con una plastica di copertura con l’utilizzo di una parte del muscolo grande pettorale».

Oggi la paziente è al settimo giorno di decorso post operatorio regolare, condizioni che giustificano l’ottimismo dei medici, certi che dalla metà della prossima settimana la signora possa tornare ad alimentarsi in maniera autonoma e, finalmente, per via orale.

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