Padre e figlia sinti condannati per due truffe a donne anziane

tribunale il caldo

Le modalità con cui agivano – secondo quanto verificato dagli inquirenti con un raggio d’azione esteso a diversi centri del Nord Italia – erano sempre le stesse. La ragazza ben vestita e con atteggiamento discreto ed educato «agganciava» le vittime dal rientro dalla spesa. Chiedeva informazioni e poi si faceva trovare all’ingresso: a quel punto si presentava e diceva di essere un’impiegata della società idrica in servizio per verificare lo stato di condotte e tubazioni. Saliva nell’appartamento e anticipava alle pensionate che aveva notato un movimento di poliziotti o carabinieri sotto casa. Poi arrivava il complice, l’uomo che si dichiarava commissario o brigadiere: avvertiva che in zona era appena stati compiuti dei furti e che lui era lì per assicurarsi che tutto fosse a posto. Tutto succedeva in pochissimi minuti: l’anziana veniva distratta e il finto carabiniere metteva le mani nei cassetti trovando denaro e gioielli. Poi i due salutavano in fretta e furia, e scappavano.

Processati in tribunale a Novara per tre di quelle truffe ad anziani ultrasettantenni, un sinti cinquantunenne e la figlia ventisettenne sono stati condannati a 4 anni e 8 mesi di reclusione lui e a 4 anni e 5 mesi lei, con l’assoluzione per uno dei colpi in cui non era emerso un riconoscimento certo da parte dell’anziana derubata. I due avevano agito nel capoluogo fra la fine del 2017 e l’inizio del 2018. Il 12 dicembre avevano suonato a casa di una pensionata di 75 anni: dopo aver visto dove teneva i soldi, l’avevano invitata ad andare ad avvisare i vicini che sarebbero passati anche da loro per effettuare delle verifiche. Invece non l’avevano attesa ed erano scappati con 300 euro. Un modus operandi simile anche per il colpo del 20 dicembre a casa di una donna della Rizzottaglia derubata di oro e un Rolex: al processo, però, padre e figlia non sono stati riconosciuti quali autori.

E’ stato invece loro attribuita la truffa del 12 febbraio 2018 a casa di una ottantacinquenne del rione San Martino. Fattisi aprire la cassaforte con la scusa di normali controlli, erano scappati con 2 mila euro in contanti e un sacchettino contenente monili e un orologio di pregio.

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Le modalità con cui agivano – secondo quanto verificato dagli inquirenti con un raggio d’azione esteso a diversi centri del Nord Italia – erano sempre le stesse. La ragazza ben vestita e con atteggiamento discreto ed educato «agganciava» le vittime dal rientro dalla spesa. Chiedeva informazioni e poi si faceva trovare all’ingresso: a quel punto si presentava e diceva di essere un’impiegata della società idrica in servizio per verificare lo stato di condotte e tubazioni. Saliva nell’appartamento e anticipava alle pensionate che aveva notato un movimento di poliziotti o carabinieri sotto casa. Poi arrivava il complice, l’uomo che si dichiarava commissario o brigadiere: avvertiva che in zona era appena stati compiuti dei furti e che lui era lì per assicurarsi che tutto fosse a posto. Tutto succedeva in pochissimi minuti: l’anziana veniva distratta e il finto carabiniere metteva le mani nei cassetti trovando denaro e gioielli. Poi i due salutavano in fretta e furia, e scappavano.

Processati in tribunale a Novara per tre di quelle truffe ad anziani ultrasettantenni, un sinti cinquantunenne e la figlia ventisettenne sono stati condannati a 4 anni e 8 mesi di reclusione lui e a 4 anni e 5 mesi lei, con l’assoluzione per uno dei colpi in cui non era emerso un riconoscimento certo da parte dell’anziana derubata. I due avevano agito nel capoluogo fra la fine del 2017 e l’inizio del 2018. Il 12 dicembre avevano suonato a casa di una pensionata di 75 anni: dopo aver visto dove teneva i soldi, l’avevano invitata ad andare ad avvisare i vicini che sarebbero passati anche da loro per effettuare delle verifiche. Invece non l’avevano attesa ed erano scappati con 300 euro. Un modus operandi simile anche per il colpo del 20 dicembre a casa di una donna della Rizzottaglia derubata di oro e un Rolex: al processo, però, padre e figlia non sono stati riconosciuti quali autori.

E’ stato invece loro attribuita la truffa del 12 febbraio 2018 a casa di una ottantacinquenne del rione San Martino. Fattisi aprire la cassaforte con la scusa di normali controlli, erano scappati con 2 mila euro in contanti e un sacchettino contenente monili e un orologio di pregio.

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