Partito il processo all’uomo che sfondò il portone del municipio di Novara. Marco De Felice deve rispondere di mincaccia aggravata e danneggiamento. Il 38enne è tornato nuovamente in carcere – dopo che gli erano stati concessi gli arresti domiciliari – in seguito alle minacce profuse via Facebook nei confronti delle istituzioni, definite «mafiose».
L’episodio risale allo scorso 29 luglio. De Felice aveva trascorso la mattinata vagando in auto e trasmettendo una serie di dirette social in cui aveva sfogato la propria rabbia. Ad agitare il suo animo una condanna per maltrattamenti nei confronti dell’ex compagna, inflittagli nei giorni precedenti, a suo dire ingiustamente. E prima di scagliarsi contro il portone di Palazzo Cabrino, con la Citroen C3 della madre, aveva scritto queste parole: «Qualsiasi cosa farò dico ai miei figli che devono andare a testa alta perché non ho fatto niente e l’unico modo è ribellarsi al sistema».
De Felice aveva sfondato il portone in legno, le porte automatiche in vetro ed era finito con l’auto fra le sedie della sala d’aspetto davanti agli sportelli. Nel fare manovra, prima di ingranare la marcia per sfondare l’ingresso del Comune aveva urtato e danneggiato anche delle biciclette posteggiate lì davanti. Il poliziotto di turno alla guardiola della Prefettura aveva subito lanciato l’allarme e De Felice era stato arrestato poco dopo. Davanti alle forze dell’ordine aveva anche minacciato di darsi fuoco. Per fortuna era sabato e in Comune non c’era nessuno.
Al processo il Comune si è costituito parte civile. Al momento il portone è stato sostituito da un manufatto provvisorio, il ripristino è stato quantificato in una spesa di circa 73.000 euro.