Leonardo Pavanati, l’imprenditore comasco ultimo presidente del “vecchio” Novara Calcio, è da giovedì sera recluso nel carcere di Monza e la Procura ha disposto il sequestro di beni per un valore di 1,5 milioni di euro. Agli arresti domiciliari a Napoli si trova invece il suo socio Marco Bonanno. Per il gip novarese Andrea Guerrerio, che ha ordinato la misura restrittiva nei confronti dell’ex patron della società azzurra esclusa un anno fa dai campionati professionistici, esisteva un concreto “pericolo di reiterazione” e quindi tutta l’attività del soggetto andava fermata.
Sì, perché l’inchiesta della magistratura, che ha preso avvio proprio un anno fa sulla scia di quanto avvenuto in sede sportiva, riguarderebbe solo una parte della complessa attività dell’ex massimo dirigente azzurro, costellata dall’acquisizione di società in posizione debitoria che poi venivano risanate attraverso compensazioni con crediti inesistenti. Lo stesso “giochetto” utilizzato dodici mesi fa per cercare di iscrivere la squadra al suo campionato di competenza prima nel “no” da parte della magistratura sportiva. Cosa che ha poi finito per attirare l’attenzione dei confronti di Pavanati da parte di quella ordinaria.
Nei diversi capi di imputazione ipotizzati dalla Procura sarebbero stati accertati crediti fasulli per un importo complessivo di circa 1,5 milioni di euro, somma che ora il gip novarese sta cercando di “recuperare” disponendo il sequestro di beni di Pavanati per lo stesso valore. Ma secondo alcuni molto si saprà forse di più quando sarà completato l’esame dei documenti sequestrati dopo le perquisizioni effettuate due settimane fa tra Monza e Novarello.
Intanto dietro le sbarre nel capoluogo brianzolo Pavanati è in attesa dell’interrogatorio di garanzia, che sarà fissato per la prossima settimana. Poche, come spesso accade in queste circostanze, le parole rilasciate dal suo legale, che ha comunque annunciato il ricorso al Riesame per la revoca della misura cautelare.