Non condivideva le attenzioni del vicino («Mi ha perfino invitata in crociera e a dormire a casa sua»), diventate col passare del tempo vera e propria invadenza, e viveva con l’ansia di incontrarlo. Lei si sentiva controllata, continuamente pedinata. Quando poi lei si era fidanzata, erano iniziate urla, insulti, e c’era stata anche un’aggressione sulle scale, per un motivo banale, una scusa: il portoncino rimaneva sempre aperto.
Una serie di comportamenti costati ad A.M., 77enne di Varallo Pombia, una condanna a 8 mesi di reclusione per stalking e lesioni personali, con la condizionale. Il giudice ha anche stabilito una provvisionale di 1.500 euro come risarcimento danni per la vittima, un’insegnante che per diverso tempo ha abitato nello stesso stabile in cui vive il pensionato. Il legale di parte civile ha sottolineato come la vicenda sia sfuggita di mano all’imputato, che era andato decisamente oltre l’asserito affetto paterno di cui parlava per giustificarsi. Il difensore dell’uomo, invece, aveva chiesto l’assoluzione parlando di rapporti di vicinato tesi, senza prove di persecuzione e di lesioni patite dall’insegnante. E lo stesso imputato, durante il processo, ha negato gli addebiti sostenendo di essersi solo offerto di aiutare e sostenere la donna che in quel periodo, fra il 2019 e il 2020, era venuta ad abitare da poco a Varallo Pombia.
Fra i motivi del contrasto, è emerso in tribunale, proprio il fatto che la vicina non chiudesse mai il portoncino della parte comune dell’abitazione. Ne nascevano urla, insulti, attese sotto casa: il 20 maggio 2020, nel corso di una lite, lui l’aveva spinta contro il muro e lei era dovuta andare al pronto soccorso per farsi medicare. Poi la decisione di andare a fare denuncia.